Festival di Venezia 2015. Ricerca, rischio e anticonformismo
Introduzione asciutta del presidente Baratta, che sottolinea funzioni e obiettivi culturali del festival più antico della storia. Disclaimer del direttore artistico Barbera: “Non è una delle migliori annate”. E la line up punta sull’effetto sorpresa. Ecco qualche anticipazione su cosa vedremo in Laguna a settembre alla 72. Mostra del Cinema di Venezia.
BARBERA, L’ESORCISTA
L’intervento di Baratta titola, ispirandosi a una Biennale di qualche edizione fa, An Expanded Eye. Non è della “Cura Ludovico” che si parla, Venezia ribadisce la propria autonomia e personalità nel panorama crescente dei festival internazionali e il suo slancio anticonformista. Ma è il direttore artistico a impostare il discorso in maniera più articolata: “Il fatto è che, dal punto di vista creativo e produttivo, la geografia del cinema segue inevitabilmente quella del mondo per come lo abbiamo visto trasformarsi negli ultimi anni. Non esiste più un centro, né tantomeno un mono-duopolio (il cinema hollywoodiano e quello europeo, per dirla sbrigativamente)… Ci muoviamo in un territorio nuovo, che ha nuove regole, e anche una nuova forma. Solo che si tratta di una forma cangiante, e il quadro di riferimento si modifica con molta più velocità di quanto riuscissimo ad immaginare non molti anni fa”.
Così per esorcizzare il disorientamento del momento storico, Barbera si prende tutti i rischi dell’inedito. Sembra chiaro che siamo al ricambio generazionale per fattori come età, blocchi creativi, difficoltà finanziarie, ma ancora non è chiaro quali saranno le personalità dell’industria culturale a succedere i mostri sacri. Barbera con la 72. Mostra del Cinema osserva i “soggetti candidati” diventare le nuove stelle della cinematografia internazionale, come un entomologo, consapevole che alcuni consolideranno la propria riconoscibilità e altri saranno divorati dal tempo.
In questa cornice dialettica e coraggiosa ma anche necessaria e inevitabile, Venezia preferisce nuovi stimoli e nuovi talenti alla “promozione e certificazione del già noto”. Così facendo, intanto, prende le distanze da Cannes, la cui politica mainstream dell’ultima edizione è stata fallimentare, e contemporaneamente assume un carattere etico, esplorativo e in qualche caso poetico. Barbera non si risparmia dalle false celebrazioni sullo stato di salute del cinema italiano, nonostante la presenza massiccia che ci sarà a Venezia (ben quattro i titoli in concorso) e quella nota di Cannes: in un anno la produzione i è raddoppiata mantenendo lo stesso budget totale, “a rimetterci”, dice lui, “è stata la qualità”. Mette in discussione anche il suo operato con un tono onesto e auto-interrogativo con cui è facile entrare in empatia. Cercando di capire quali sono le nostre sorti in un mondo che non conosce le proprie, questo festival approda a una prospettiva di ricerca scientifica appassionata e viva: un’assoluta novità.
CONCORSO: CINEMATOGRAFIE ESTREME E NUOVI TALENTI
Accanto a registi già legati al Festival (Tsai Ming-Liang, Alexander Sokurov, Frederick Wiseman) ci saranno ben sedici firme “nuove”. Il più atteso tra i giovani è il giappo-svedese-americano Cary Fukunaga, trentacinquenne che nel panorama internazionale aveva esordito nel 2011 con una versione di Jane Eyre interpretata da Mia Wasikowska e Michael Fassbender. Noto al grande pubblico soprattutto per lo strasuccesso della prima stagione di True Detective, sarà in concorso con una storia ispirata a fatti reali, dal titolo Beasts of No Nation. Il canadese Atom Egoyan (Il viaggio di Felicia) con Remember porterà sul red carpet Christopher Plummer, Martin Landau e Bruno Ganz. Dal Sudafrica Oliver Hermanus scuoterà gli spettatori con The Endless River. Charlie Kaufman, sceneggiatore tra i più brillanti del panorama internazionale, proporrà uno sconvolgente passo-uno sulla crisi di mezza età. Il titolo suggestivo è Anomalisa. Presenza massiccia anche dell’America Latina, che per qualche anno era stata solo marginale.
FUORI CONCORSO
Everest di Baltazar Kormakur apre le danze. Nel cast Keira Knightley e Jake Gyllenhaal. Chiude la Cina di Hu Guan con Mr Six. Anthony Hopkins e Julia Stiles saranno amici in Go with Me di Daniel Alfredson. Ma arriveranno anche Johnny Depp, assente dal Lido dal 2007, Benedict Cumberbatch, Michael Keaton e forse Brad Pitt e Leonardo Di Caprio, notizie che verranno confermate nei comunicati dei prossimi giorni.
FALANGE TRICOLORE: TANTI ITALIANI, MA NON BISOGNA GENERALIZZARE
“Il fatto che ne abbiano scelti tanti non significa che lo stato generale del cinema italiano sia buono”, precisa Barbera. Intanto in concorso ci sono finiti Bellocchio con Sangue del mio sangue, un film in costume che si avvale di un cast quasi interamente familiare. Luca Guadagnino con A Bigger Splash, dove interpreti sono la Swinton, già protagonista di Io sono l’Amore, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts (Suite Francese), Dakota Johnson (50 sfumature di grigio) e Corrado Guzzanti. Giuseppe Gaudino con Per amor vostro, protagonisti Valeria Golino e Giancarlo Giannini. L’esordiente Piero Messina con L’attesa. In Orizzonti Renato De Maria con Italian Gangster, Alberto Caviglia, ex aiuto regista di Ferzan Ozpetek, con Pecore in erba.
ARTE E DINTORNI: SOKUROV AL LOUVRE ED ESPERIMENTI CINESI
Con le contaminazioni arrivano gli artisti a occupare gli spazi comuni del Festival e il concorso con film insoliti e arditi.
Ci pensa il Leone D’Oro Alexander Sokurov (Faust) a sorprendere gli spettatori. Abituato a esplorazioni fisiche e mentali di spazi d’arte storici (suo il meraviglioso Arca Russa, girato nell’Ermitage in un unico piano sequenza), stavolta si cimenta col Louvre. Francofonia è il pretesto per una riflessione sul valore dell’arte e sulla respansabilità civile per la sua sopravvivenza.
Dalla Cina arriva il videoartista Zhao Liang con Behemoth, un documentario su un progetto gigante che sta coinvolgendo la costa cinese.
Human del noto fotografo Yann Arthus-Bertand, documentario che associa volti a vedute della terra dallo spazio, mette in conflitto la bellezza della natura con le difficoltà della vita degli esseri umani. Sarà proiettato in contemporanea al Palazzo del Vetro dell’Onu.
Antoni Muntadas, artista tra i primi della sua generazione ad aver sperimentato con i video, racconterà i luoghi segreti di Venezia con Derive Veneziane. Chiara Rapaccini, in arte Rap, occuperà con l’istallazione Fantasmi il Palazzo del Casinò. L’opera è un’elaborazione su lenzuola fluttunti di “scarti” fotografici provenienti dai set più famosi di Mario Monicelli, da Brancaleone a Risate di Gioia.
GIURATI
Presidente del Concorso il pluripremiato Oscar Alfonso Cuaron, insieme a lui l’attrice tedesca di Bastardi senza Gloria Diane Kruger, il turco più blasonato del momento, la Palma d’Oro, Mr Nuri Bilge Ceylan, l’italiano Francesco Munzi, reduce da 9 David di Donatello per Anime Nere. Il polacco Oscar straniero 2015, Pawel Pawlikowski, il taiwanese premiato alla regia all’ultimo Festival di Cannes con The Assassin, Hou Hsiao-Hsien. Lo scrittore e regista Emmanuel Carrère, la sceneggiatrice e regista britannica Lynne Ramsay e l’americana Elizabeth Banks.
Presiede la Giuria della sezione Orizzonti Jonhatan Demme, regista de Il Silenzio degli Innocenti. Insieme a lui Anita Caprioli, Fruit Chan e Paz Vega.
IL CINEMA NEL GIARDINO
Con il rilancio di uno spazio destinato al pubblico e totalmente gratuito il Festival di Venezia si riavvicina al pubblico che aveva trascurato nelle scorse edizioni. L’arena davanti al Casinò ospiterà chiacchierate coi protagonisti del cinema a cui seguiranno proiezioni speciali. Si chiude niente di meno con un documentario su Vasco Rossi, alla presenza del cantante: serviranno a poco le transenne per placare la folla attesa.
CURIOSITÀ
Da quest’anno il biglietto è interattivo: vendita abbonamenti e biglietti in sostanza non cambia ma sarà attivo un nuovo servizio, utilizzabile da tutti i device digitali, che permette una simulazione 3D della sala per la scelta del posto e della prospettiva rispetto allo schermo. Nuova anche la presenza tra gli sponsor del marchio cinese di Te Oolong XIE XIE, già attivo nel mondo della moda (Alexander Wang) e del design (Sori Yanagi), che mira a promuovere e valorizzare la cultura del te negli spazi della Mostra.
Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati