National Gallery tatcheriana. Gli agenti della sicurezza scioperano? E il museo londinese affida i servizi a una società esterna: basta trattare all’infinito
Molti la ricordano come il politico che ha affossato i diritti e lo stato sociale nel Regno unito, molti altri come colei che ha risollevato le sorti dell’economia britannica, anche a costo di decisioni impopolari. Di certo c’è che la figura di Margareth Tatcher, ed i suoi estenuanti braccio di ferro con i sindacati, sono […]
Molti la ricordano come il politico che ha affossato i diritti e lo stato sociale nel Regno unito, molti altri come colei che ha risollevato le sorti dell’economia britannica, anche a costo di decisioni impopolari. Di certo c’è che la figura di Margareth Tatcher, ed i suoi estenuanti braccio di ferro con i sindacati, sono ancora ben presenti al di là della Manica. Sicuramente lo sono ai piani alti della National Gallery di Londra: che in puro stile tatcheriano pare aver scelto di affrontare gli interminabili scioperi – passati e futuri, già annunciati – dei lavoratori della sicurezza al museo.
Voi minacciate di bloccare le attività – già 52 giorni di sciopero nel 2015 – per le modifiche al contratto? E noi esternalizziamo il servizio. Il museo ha dunque ingaggiato una società di sicurezza privata per surrogare gli agenti interni in sciopero per tutto il mese di agosto. A questi ultimi verrà offerta la possibilità di essere integrati nell’organico della società di sicurezza privata Securitas, che ha stipulato con la National Gallery un megacontratto da 62 milioni di dollari. Temi da tener presenti anche da parte dei nostri musei, il nostro ministero e, soprattutto, i nostri nuovi direttori delle strutture museali “indipendenti” che il ministro sta per ufficializzare.
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