Luciano Giaccari nel ricordo di Gianni Colosimo
Meno di dieci giorni fa ci lasciava Luciano Giaccari, tessera importantissima del mondo dell’arte degli ultimi quarant’anni. Lui e la sua videoteca sono infatti custodi di una memoria fondamentale per ricostruire e fotografare la scena italiana di quei decenni. Lo testimonia questo ricordo di Gianni Colosimo: senza Giaccari, le sue performance dei primi Anni Ottanta sarebbero destinate all’oblio.
Luciano Giaccari, inaspettatamente, ci ha lasciato il 4 agosto scorso, in questa torrida estate. La sua dipartita mi ha veramente scosso perché è stata una figura per me molto importante. I nostri destini si sono intrecciati in poche circostanze, però sempre molto significative e oserei dire fondamentali per la mia carriera artistica, ed è per questo che il miglior modo di rendergli omaggio ritengo sia parlare delle nostre fortunate collaborazioni.
A lui, al suo fiuto, alla sua intelligenza e alla sua straordinaria curiosità debbo la documentazione video di tre mie performance realizzate negli Anni Ottanta. Tutti e tre i lavori non sono stati mai replicati, pertanto la loro documentazione rimane essenziale per scoprire e indagare il lavoro artistico dei miei esordi di performer.
Proprio a settembre dell’anno scorso abbiamo intrattenuto, dopo tantissimi anni, un intenso rapporto di lavoro in occasione della mia mostra Il grande sonno della trapezista curata da Maria Teresa Roberto per la rassegna Surprise alla GAM di Torino.
Questa mostra ricostruiva, recuperando i materiali scenici, l’omonima performance che avevo realizzato alla Galleria Nazionale d’Arte Modena di Roma il 27 gennaio del 1981. Si tratta di un lavoro estetico per me veramente significativo, anche perché in quell’occasione il denaro (cifra stilistica di molti miei lavori recenti) era uno degli elementi cardine dell’opera. Infatti, per dirla con Maria Teresa Roberto, in quella circostanza misi in atto un meccanismo di rovesciamento delle attese e di critica della mercificazione dell’arte. Ogni spettatore, anziché pagare il biglietto, riceveva una banconota di 5.000 Lire e una ricevuta/attestato di partecipazione all’evento performativo. Giaccari, essendo impegnato con la sua videocamera per le riprese, forse fu l’unico spettatore che non venne pagato!
Dato che il girato in Betacam della mia performance giaceva dormiente a Varese presso la videoteca di Luciano dal lontano 1981, per questa occasione decidemmo di “risvegliarlo”, così lui lavorò intensamente con un suo collaboratore oltre una settimana per montarlo.
Con un po’ di suspense, il giorno dell’inaugurazione della mostra, giovedì 8 ottobre 2014, arrivò il video finalmente montato.
Gregorio Mazzonis, che coordinava l’allestimento della mostra, fece, cinque minuti prima dell’inaugurazione, “resuscitare” in un monitor Il grande sonno della trapezista, che potei finalmente vedere insieme al pubblico dopo 33 anni (gli anni di Cristo!).
Con Luciano ci eravamo ripromessi di organizzare una serata dove avremmo programmato tutti e tre i miei lavori: Il grande sonno della trapezista (1981), I traditori del silenzio celeste (1982) e Watteau a Citera (1983), che ancora doveva essere montato.
Nell’ultimo nostro incontro, Giaccari con gioia mi aveva parlato della sua mostra La memoria del video che Andrea Bellini gli aveva dedicato al Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Forse, grazie ad Andrea, Luciano ci ha lasciato con meno rimpianti e con un lieve sorriso sulle labbra.
Per finire ringrazio Artribune che ha ospitato il bel testo di Giorgia Quadri. La sua memoria ha reso omaggio in modo esemplare a Luciano, anche la sua giovinezza mi fa ben sperare sul futuro dell’immensa documentazione del notaio che per quarant’anni ha “ratificato” alcuni degli eventi più significativi del mondo dell’arte a partire dagli Anni Settanta.
Gianni Colosimo
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