Rembrandt e la bambina che non c’è. Una notte da fiaba in un museo, ad Amsterdam
E se quadri potessero sentire, capire, parlare? Se potessero prendere vita, di notte, quando intorno non c'è più nessuno? Una favola antica, che questo bellissimo corto ha interpretato, ispirandosi a un dipinto di Rembrandt. E ad altri capolavori fiamminghi
E se i dipinti potessero sentire? Se potessero vedere ogni cosa, nel tempo immobile della loro dimensione parallela, e si destassero la notte, quando tra le sale dei musei non si aggira anima viva? Una fantasia ricorrente, per il visitatore più romantico e per i tanti che ci hanno costruito film, racconti, animazioni.
L’ultimo esperimento arriva dall’Olanda ed è una produzione di Cake Film, con N8 nei panni di committente: una fondazione che studia progetti di comunicazione per i musei di Amsterdam, curando specialmente programmi per La Notte dei Musei e sviluppando nel corso dell’anno concorsi d’arte, eventi serali, visite guidate notturne e servizi di consulenza.
Scritto e diretto da Emmanuel Adjei & Marleen Ozgur, con la splendida fotografia di Paul Ozgur e gli effetti speciali di Tom Geraedts e Stephan van den Brink, “Nightlight” – interpretato da Valerie Pos – è una favola girata fra quattro importanti musei di Amdterdam: Rijksmuseum, Stedelijk Museum, Museum van Loon e The National Maritime Museum.
L’incipit è già sinistro, sospeso in una strana quiete surreale. La camera si aggira per le sale di un’immaginaria sede museale, soffermandosi su alcuni capolavori: dal “Cigno furioso” (1650) di Jan Asselyn a “I sindaci dei drappieri” (1662) di Rembrandt passando per il meraviglioso “Still-life with flowers and a watch” (1660–1679) di Abraham Mignon. Quindi, la passeggiata tra i gioielli fiamminghi del ‘600 si arresta proprio su una grande tela di Rembrandt, “Ronda di notte”, del 1642. Lo stesso dipinto che ispirò Peter Greenaway per il suo film “Nightwatching” (2007), presentato al 64° Festival del Cinema di Venezia.
La misteriosa bambina inondata di luce, che dall’angolo sinistro della scena pare incarnare un omaggio allegorico alla Milizia Civica di Amsterdam, d’un tratto balza fuori dal quadro. Sarà lei, piccola aristocratica dai capelli d’oro, temporaneamente in carne ed ossa, ad aggirarsi per gli appartamenti di una enigmatica dimora. Qui, in questa sorta di macchina del tempo o dei sogni, incrocia alcuni personaggi nell’ombra. Attraverso una serie di scalinate impossibili e di porte magiche, si troverà a spiare “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, dentro la sua alcova, e poi proverà ad afferrare un boccone dal tavolo de “I mangiatori di patate” di Van Gogh… Ogni stanza un incantesimo, nella casa dei capolavori animati, in cui un’altra piega del tempo, un’altra soglia tra realtà e immaginazione, dettano la logica delle immagini e delle cose.
E nel meraviglioso giardino, in cui il viaggio si conclude tra una pioggia di lucciole e di petali, la bambina respira per un attimo la bellezza di un cielo che non c’è. Per poi tornare a casa, dopo un passaggio a bordo di un prisma arcobaleno, sfumando in una nebbia fitta incontro al suo destino. Ad aspettarla, coi loro vessilli e le armature, gli eroici archibugieri del Capitano Cocq.
Helga Marsala
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