Verona Updates: ampi spazi, ariosa, ben illuminata. Prime impressions dalla fiera, in evidenza le big galleries “di casa”
ArtVerona ha degli spazi ampi, è ariosa, ben illuminata, costellata da bianchi comodi divanetti e piacevole da percorrere da un capo all’altro dei suoi due padiglioni. Certamente il merito va anche ad un periodo complesso in cui il gallerista è “messo sotto scacco dalla realtà”, come recita la critica d’arte degli anni Settanta, e l’acquisizione […]
ArtVerona ha degli spazi ampi, è ariosa, ben illuminata, costellata da bianchi comodi divanetti e piacevole da percorrere da un capo all’altro dei suoi due padiglioni. Certamente il merito va anche ad un periodo complesso in cui il gallerista è “messo sotto scacco dalla realtà”, come recita la critica d’arte degli anni Settanta, e l’acquisizione di uno stand diviene quesito complesso in alcuni casi risolto con un “passo, ci si vede l’anno prossimo”.
Le defezioni vengono risolte allora con un sito di maggiore accoglienza e con la cosiddetta seconda linea rappresentata da gallerie che si promuovono in ogni caso con meritevoli esposizioni. Sosta obbligata dalle due corazzate veronesi Galleria Dello Scudo e Studio La Città: la prima si presenta con due salotti bianchissimi, potenti e paralleli che accolgono Carro solare del Montefeltro del 1986 di Eliseo Mattiacci, mentre nello stand della seconda troneggia Colonna persa del 2000 di Ettore Spalletti. Spazialità cosmica, mitica suggestione e il monolite di colore tagliato da due linee geometriche sono giganti ad osservare in una solitudine sacrale la fiera che si muove rutilante intorno a noi.
– Martina Cavallarin
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