Chemical Brothers, Sometimes I Feel So Deserted. Storie di zombie, deserti e beat infuocati

Nel 1983 Michael Jackson lanciava Thriller. Trent'anni dopo a ripescare il cliché degli zombie ci pensano i Chemical Brothers. Con il nuovo videoclip, ennesima chicca da un album decisamente riuscito. Solo per stomaci forti...

Sono trascorsi 5 anni da quell’ultimo e molto ben accolto “Further”, disco con cui i Chemical Brothers riconquistavano la scena dopo il più debole “We Are the Night”. Oggi i due fratelli di Manchester, icone dell’exploit electro anni ‘90 e dell’annesso immaginario chimico-lisergico, si guadagnano un nuovo plauso della critica grazie a “Born In The Echoes”. Un album secco, intelligente, strutturato e variegato, in cui la dance più fresca, il pop e la migliore culb culture si incontrano, con diversi momenti intitolati alla sperimentazione, a scanso di ammiccamenti troppo facili. Suoni taglienti e sintetici, tempi sostenuti, infiltrazioni acid-house e hip pop, qualche concessione frivola (con un pezzo come Go, a misura di radio e di dancefloor) e diverse cavalcate travolgenti, come per “Sometimes I Feel So Deserted”.

Chemical Brothers, Sometimes I Feel So Deserted

Chemical Brothers, Sometimes I Feel So Deserted

Quest’ultima traccia trova adesso un azzeccatissimo videoclip, che a trent’anni dal successo di Thriller rilancia il topos degli “zombie”. Tutt’altro sound rispetto al singolo cult di Michael Jackson, ma il video – a tutti gli effetti uno short film, con una super produzione – non si risparmia in fatto di gusto per l’horror.
Il set è un paesaggio desertico smisurato, in cui una selvatica donna cyborg – arrivata dall’oltretomba o da chissà quale dimensione parallela – prova a recuperare energie, porzioni anatomiche e chance di sopravvivenza. Benzina nelle vene, arti di latta, occhi presi in prestito da altri mezzi-cadaveri, finché la creatura rinasce come l’araba fenice. E all’ultimo beat si scaglia sulle inconsapevoli prede: il seguito è tutto da immaginare.
Roba tosta, in perfetta sintonia con la sequenza di suoni oscuri e roventi del brano: fughe aliene in mezzo al nulla, ritmi martellanti, precipizi dark. Con quel tocco assassino che fa la differenza. Tre minuti di paura e delirio in pista, prima dell’inattesa chiusura dell’album, la bellissima Wide Open scritta insieme a Beck. Voce, melodia, sciami electro e romanticherie, senza sbavature. Anche i fratelli chimici hanno un cuore.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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