Aprirà a marzo del 2016 il Met Breuer. Il Metropolitan Museum di New York sceglie l’ex sede del Whitney per le proprie sezioni di arte moderna e contemporanea
Una sezione di un grande museo che diventa un nuovo museo, là dove c’era già un altro grande museo. Perdonate l’attacco intricato e cacofonico, ma è inevitabile per tratteggiare i contorni della notizia, confermata nei giorni scorsi. Il grande museo che promuove il tutto è il Metropolitan Museum of Art di New York: il quale, […]
Una sezione di un grande museo che diventa un nuovo museo, là dove c’era già un altro grande museo. Perdonate l’attacco intricato e cacofonico, ma è inevitabile per tratteggiare i contorni della notizia, confermata nei giorni scorsi. Il grande museo che promuove il tutto è il Metropolitan Museum of Art di New York: il quale, alla ricerca di spazi da dedicare alle proprie collezioni di arte moderna e contemporanea, non si è fatto sfuggire l’occasione data dal trasloco – nella nuova sede griffata Renzo Piano – del Whitney Museum. Il quale, per questo, ha lasciato vacante lo spazio che l’ha ospitato per una cinquantina di anni: e non uno spazio qualsiasi, bensì l’iconico edificio progettato da Marcel Breuer all’angolo fra Madison Avenue e la Settantacinquesima.
Giungiamo dunque al terzo step: nasce il Met Breuer, ora sancito anche da precise date per l’opening, ovvero il marzo del 2016. L’alto edificio modernista sarà ristrutturato e ceduto con un contratto di locazione di otto anni: sono previsti restauri dei muri in cemento, dei pavimenti in pietra, degli infissi in bronzo, e interventi sull’illuminazione, su progetto dello studio di architettura newyorkese Beyer Blinder Belle. Il Met ha anche annunciato il programma inaugurale: con una personale dell’artista indiano Nasreen Mohamedi e una collettiva di 140 opere della collezione del museo dal Rinascimento ad oggi, titolo Unfinished: Thoughts Left Visible, con opere di Rembrandt, Andy Warhol, Luc Tuymans, Louise Bourgeois, tra gli altri. Per luglio e ottobre 2016 già previste mostre dedicate a Diane Arbus e Kerry James Marshall.
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