Mondo Kane. Fotografia a Modena
Palazzo Santa Margherita, Modena – fino al 20 settembre 2015. La città è tutto un crogiuolo d'incontri per il Festivalfilosofia. E ovunque si parla di “tradizione del nuovo”, di “debiti di vita”, del “senso dell'ereditare”. Intanto a Palazzo Santa Margherita l'americano Art Kane presenta un centinaio di foto, che hanno la capricciosità di un visionario e la passione di un allucinato sperimentatore.
NIENTE FATTI, SOLO INTERPRETAZIONI
Andy Warhol disse di lui: “Penso ad Art Kane come a un colore acceso”. Come al sole che “fissa il raggio del suo sguardo sul soggetto”. Il vocabolario visivo di Art Kane (New York, 1925-1995) non si ferma mai a rappresentare la realtà, vuole interpretarla. Ogni sua immagine è un invito alla deduzione, alla speculazione, alla fantasia. Lo ha affermato lui stesso: “Nessuna foto è la verità. Mentono tutte. Nella visione normale cogliamo una cosa alla volta, ma muoviamo sempre gli occhi combinando di continuo ogni cosa”.
Ecco: anche ogni suo scatto pare contenere al proprio interno il racconto di una storia potenziale, realizzare il più sorprendente montaggio di segni eterogenei. Perfino quando la sua attenzione si rivolge alle leggende del pop, del rock e del jazz (da Frank Zappa a Dylan, dai Doors ad Amstrong) Kane vuole che i personaggi ci appaiano come l’immagine stessa di ciò che sono: imbarazzati, spavaldi, risoluti, appassionati. Ossia, in posa, come Jim Morrison che emerge istrionico da dietro un televisore o i Rolling Stones che vengono ripresi dal basso, quasi che il loro spirito trasgressivo inchiodasse a terra la fotocamera.
ICONE OLTRE IL DOCUMENTO
Alcuni scatti di Kane sono diventati delle autentiche icone non solo pubblicate su giornali o riviste, ma anche copiate, utilizzate in film, libri, documentari, fino a entrare nell’immaginario popolare. È il caso di Harlem 1958, in cui vengono immortalati 57 miti del jazz radunati davanti a un palazzo della 126esima Strada o la foto degli Who addormentati ai piedi di un monumento e avvolti dalla bandiera britannica.
È uno sguardo, quello di Kane, che non si limita al documento, al dato veristico, ma che crea letteralmente un’altra maniera di vedere. Gli stessi temi sociali (i diritti dei neri e degli indiani d’America, il Vietnam e l’ambiente) non danno vita ad analisi o denunce, ma a immagini simboliche: a un Cristo sulla sedia elettrica, al volto di un vecchio Hopi rugoso come una corteccia, a un reduce ridotto a tronco umano su una carrozzella.
LA MODA, SEDE DI SPERIMENTAZIONE
Si è oltre la registrazione: si è a livello di pensiero, di modo di percepire, di vivere. Cosa che Kane concretizza al massimo nei suoi reportage realizzati per il mondo della moda, dove scardina la liturgia degli abiti e delle modelle e inventa il “sandwich”, una sovrapposizione di due o più pellicole, che producono montaggi, rovesciamenti, doublure e che paradossalmente anticipano Photoshop.
Kane crede nella bellezza, la insegue, la gode, la possiede. Ma, come sempre, a modo suo, con l’uso sistematico di grandangoli, teleobiettivi, colori saturi, come fosse qualcosa di onirico, spiazzante, un gioco di associazioni mentali: la sola maniera in cui lui sente le cose.
Luigi Meneghelli
Modena // fino al 20 settembre 2015
Art Kane Visionary
a cura di Jonathan Kane, Holly Anderson e Guido Harari
PALAZZO SANTA MARGHERITA
Corso Canalgrande 103
059 2032911
[email protected]
www.gallaeriacivicadimodena.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/45957/art-kane-visionary/
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