Lo Strillone: Flavio Briatore difende i lavoratori del Colosseo sul Corriere della Sera. E poi Marco Leona, Fabio Maniscalco
Flavio Briatore? Più “democratico” dei democratici. Questo il tono medio dei tanti commenti che si sono allungati sui social network, dopo lo scambio di messaggi fra l’imprenditore – spesso paradigma del capitalismo più arrivista e sfrenato – e il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu. Messaggi nei quali, come riporta il Corriere della Sera, Briatore […]
Flavio Briatore? Più “democratico” dei democratici. Questo il tono medio dei tanti commenti che si sono allungati sui social network, dopo lo scambio di messaggi fra l’imprenditore – spesso paradigma del capitalismo più arrivista e sfrenato – e il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu. Messaggi nei quali, come riporta il Corriere della Sera, Briatore si schiera a favore dei sindacati sulla vicenda della chiusura del Colosseo. “I dipendenti devono essere pagati, compresi gli arretrati. Bisogna assumere e evitare gli straordinari”, scrive Briatore via Twitter alla politica, che sul social aveva definito “un reato”, poi specificando “in senso lato”. Risposta della Barracciu: “Briatore sono d’accordo con lei. Non è certo questo che contesto!”.
Resta sulla questione Colosseo anche Quotidiano Nazionale, che sul tema – in senso lato – intervista l’italiano Marco Leona, dal 2004 alla guida del Department of Scientific Research del Metropolitan Museum di New York. “I colleghi italiani sono molto stimati all’estero ed è molto chiaro che quello che riescono a fare ogni giorno, malgrado la mancanza di mezzi e l’abbondanza di impedimenti burocratici, è a dir poco eccezionale”. Se affrontasse un viaggio lungo e dispendioso e trovasse chiuso il luogo che ospita l’opera d’arte che da sempre sogna di visitare, come la prenderebbe?, domanda l’intervistatore. “Malissimo! Se da un lato è importante che i lavoratori abbiano degli strumenti forti per proteggere i propri diritti, mi sembra che costringere un monumento che è il simbolo di Roma (vedi caso Colosseo) e dell’Italia a chiudere, sia un passo da fare con molta cautela, o magari da evitare a tutti i costi. Il danno alla fine è per tutti”. Di archeologia si può morire. L’Unità dedica un ricordo a Fabio Maniscalco, studioso napoletano dalla carriera singolarissima morto a 43 anni nel 2008 per un tumore al pancreas contratto per d’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni nei Balcani. Spunto, il libro “Un archeologo in trincea: Bosnia, Albania, Kosovo, Medio Oriente”.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati