Musei. Quel che è tuo è nostro
Prosegue la serie di contributi al dibattito sulle questioni museologiche. L’ultima tappa è stato l’articolo di Nicole Moolhuijsen, che metteva a confronto i modelli formativi britannico e italiano. Ora ci concentriamo su un recente progetto digitale: si chiama TuoMuseo e potrebbe essere un tassello della rivoluzione.
UNA BELLA NOVITÀ IN AMBITO MUSEALE
Ha suscitato molto interesse l’annuncio del beta testing di TuoMuseo, una piattaforma culturale sviluppata nel corso di un Hackaton sponsorizzato da Europeana, e ora uno degli sviluppi più interessanti nel contesto di quella “ristrutturazione del museo”, giuridica e culturale, che sta già cominciando a far emergere progetti di respiro più dinamico e internazionale rispetto a una tradizione che, per quanto riguarda lo sviluppo del visitatore in consumatore, ha finora fatto poco e prodotto ancora meno.
La piattaforma, ideata da un gruppo di giovani game designer e programmatori, è un vero e proprio serious game che dovrebbe, idealmente, avvicinare nativi digitali e millennials al “noioso” patrimonio culturale italiano attraverso missioni museali a premi, permettendo intanto alle istituzioni di raccogliere dati rilevanti su gusti e interessi delle proprie audience.
Il progetto, sponsorizzato da Telecom Italia ma ancora alla ricerca di fondi, promette quindi un cambiamento paradigmatico nel rapporto tra museo e visitatore, più integrato e più simile a ciò che oltralpe e oltremare è già routine; tuttavia, mette anche in luce alcuni grandi limiti del sistema museale italiano, limiti che recenti riforme forse smusseranno ma sicuramente faticheranno a cancellare.
CI VOLEVA UNA START UP
Un punto decisamente promettente è come un progetto che si presenta esplicitamente come un serious game sembra stia trovando la propria nicchia in un contesto culturale come quello del museo italiano, cronicamente incapace di liberarsi da un pesante mantello di gravitas che decenni di politicizzazione e burocrazia gli hanno ordito intorno. Parole come gamification, azioni filistee come il dare premi in cambio di partecipazione hanno smesso di scandalizzare i musei d’oltreconfine molti anni fa, e forse progetti come TuoMuseo convinceranno anche le istituzioni nostrane che, quando è il visitatore a guadagnarci, un po’ di (ben congegnato) divertimento non può fare che bene.
D’altro canto, un elemento che dovrebbe dare da pensare ai musei di casa nostra è come un progetto quale TuoMuseo abbia dovuto attendere una start up di giovani programmatori, peraltro non connessi al contesto museale, per venire alla luce. Al di fuori del nostro Paese è ormai pratica consueta che vari modelli di engagement digitale, stratificati e soprattutto sviluppati in-house da vari musei, competano e si confrontino in uno scambio continuo da cui possono solamente nascere, col tempo e la pratica, prodotti e piattaforme sempre migliori.
FRANCESCHINI E UNA POSSIBILE BRECCIA
La fondamentale passività dei musei italiani rispetto allo sviluppo interno di piattaforme e contenuti digitali può avere varie spiegazioni, dalla poca libertà istituzionale (uno dei tanti problemi che recenti riforme dovrebbero, in teoria, alleviare) fino alla carenza di una vera e propria rete collaborativa trans-museale, che assembli la massa critica di pensiero ed engagement necessaria perché le poche risorse disponibili vengano canalizzate verso progetti comuni e ripetibili. I risultati contano da qualunque parte arrivino, ma trovo un’occasione persa il fatto che la soluzione ai problemi dei musei italiani vengano dal di fuori dei musei stessi.
Tutto questo può, anzi deve cambiare, specialmente considerando gli ottimi risultati raggiunti da molti musei esteri una volta che hanno deciso di divertire e investire risorse nell’engagement digitale – Brooklyn Museum, Powerhouse e Dallas Museum of Art sono solo alcuni nomi. Ma questo cambiamento richiede un’infrastruttura museale agile e malleabile, sia sul piano della pratica che su quello ideologico e paradigmatico: rimane da vedere se la “rivoluzione Franceschini” e le realtà emergenti come TuoMuseo saranno sufficienti a fornire la scintilla necessaria anche in Italia e, finalmente, cambiare le carte in tavola.
Cristiano Agostino
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