L’artista che voleva essere un fachiro. Nuova performance di Arianna Carossa allo spazio O’ a Milano: ecco le immagini
In mostra ci sono pochi oggetti, tra cui una corda, una parola registrata che si ripete come un mantra, e la voce dell’artista narratore e guida che raccontando una storia – quella del fachiro – genera nella mente dello spettatore l’aspettativa e l’immaginario di un “evento” che dovrebbe concretizzarsi, ma che di fatto si realizza […]
In mostra ci sono pochi oggetti, tra cui una corda, una parola registrata che si ripete come un mantra, e la voce dell’artista narratore e guida che raccontando una storia – quella del fachiro – genera nella mente dello spettatore l’aspettativa e l’immaginario di un “evento” che dovrebbe concretizzarsi, ma che di fatto si realizza soltanto nell’immaginario dello spettatore. Fino a giovedì 8 ottobre gli spazi di O’ Artoteca a Milano ospitano il progetto I funghi del guru di Arianna Carossa: l’artista, genovese d’origine ma newyorkese d’adozione, presenta questo nuovo progetto in occasione della riedizione del libro The Aesthetic of my disappearance, edito da Blisterzine, che l’ha vista anche protagonista di un dialogo con Ilaria Bonacossa, Giangavino Pazzola ed Andrea Balestrero al Museo di Villa Croce a Genova giovedì 1 ottobre.
Il racconto è autobiografico e tratto dalla memoria d’infanzia dell’artista: all’apparizione di un fachiro in un programma televisivo lei chiese alla madre cosa stesse facendo, e questa le spiegò che l’asceta aveva la capacità di diventare l’oggetto che stava fissando. Lei corse quindi in camera fissando un comodino con la volontà di diventarlo essa stessa, e questo modus operandi si è poi rivelato un fondamentale punto di partenza nello sviluppo delle proprie opere future.
La performance è particolarmente esplicativa dell’opera di Carossa proprio perché sono presenti almeno due nodi focali del lavoro: il gesto del guardare e del dare nuovi significati e combinazioni ad oggetti trovati e vecchie opere realizzate da altri, ed al contempo l’assenza, nel voler lasciare il completamento dell’opera alla suggestione personale dello spettatore. Queste riflessioni sono anche alla base del libro “The aesthetic of my disappearance”, che consiste in una serie di interviste all’artista da parte di curatori internazionali, aventi per oggetto opere che lei non ha mai realizzato. Nella gallery, alcune immagini della performance milanese…
– Francesco Lecci
Arianna Carossa – I funghi del guru
Fino all’8 ottobre 2015
O’
Via Pastrengo 12, Milano
http://www.on-o.org/
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