Fotografia e industria: una biennale a Bologna
È partita la seconda edizione della Biennale Foto/Industria, la rassegna dedicata alla fotografia industriale che trova nella Fondazione MAST di Bologna il suo quartier generale. Quattordici mostre, con la regia di François Hébel, per un lungo itinerario dalla periferia al centro.
COSA SUCCEDE AL MAST
Ha inaugurato a inizio ottobre Foto/Industria Bologna ‘15, la seconda edizione della Biennale della fotografia industriale che, con le sue quattordici mostre, pone un’ampia riflessione sul tema. Regista dell’operazione è François Hébel. Si tratta di un lungo, articolato percorso che prende il via dalla periferia del capoluogo emiliano, dove ha sede la Fondazione MAST, deus ex machina della manifestazione.
Qui trova spazio la collezione di albi e libri di fotografia di industria, raccolti negli anni dalla libraia marchigiana milanese Savina Palmieri. Attraverso quei libri è come se riuscissimo a trovare un momento iniziale da cui partire. Al MAST sono anche i finalisti del concorso GD4PhotoArt: Marc Roig Blesa, Raphaël Della Porta, Madhuban Mitra e Manas Bhattacharya e il vincitore, lo spagnolo Óscar Monzón.
POSTPRODURRE, DAL PETROLIO ALLA CINA
La manifestazione è divisa per temi: la Post-Produzione, con un inaspettato David LaChapelle (alla Pinacoteca Nazionale), qui con il suo recente lavoro Land Scape, in cui sono protagonisti i modelli in scala. È un viaggio fra le infrastrutture della produzione e della distribuzione del petrolio. I suoi sono come grandi luna park in cui dominano le luci artificiali: la meraviglia supera di gran lunga l’idea di lavoro.
Le mie cose, fondi è un progetto iniziato dal cinese Hong Hao (in mostra al MAMBo) nel 2001. Sono oggetti scansionati giorno dopo giorno, per dodici anni, in una sorta di diario privato e pubblico al tempo stesso: un’osservazione dell’umana condizione in una società dove consumo è la parola d’ordine.
PRODURRE: LOCOMOTIVE E NAVI
Il secondo tema affrontato è quello della Produzione, con le grandi proiezioni degli spazi canadesi di Edward Burtinsky (Palazzo Pepoli Campogrande).
Tra le mostre più interessanti della sezione, quella di O. Winston Link, intitolata Norfolk and Western Railways (Casa Saraceni). Sono immagini scattate di notte tra il 1955 e il 1959 dal noto fotografo industriale. Soggetto sono le locomotive che si introducono nel paesaggio, nei drive in, nelle cene all’aperto delle famiglie della middle class americana. L’atmosfera è prettamente cinematografica.
Di questa sezione fanno parte anche le grandi fotografie a colori e non di Luca Campigotto (Spazio Carbonesi), i cui soggetti sono le navi, con il titolo è esplicito: La poesia dei giganti. I suoi sono scatti notturni in cui il mondo dell’industria è colto con un linguaggio di matrice poetica.
ED ECCO I LAVORATORI
La terza sezione è dedicata ai Produttori. A Santa Maria della Vita sono le foto di Pierre Gonnord dedicate ai lavoratori delle miniere. Opere fotografiche e video di grandi dimensioni, in cui sono protagonisti i ritratti dei soggetti, che talvolta appaiono un po’ troppo estetizzanti.
Fanno parte di questa sezione anche i lavori di Neal Slavin Ritratti di gruppo (Spazio Carbonesi) e di Gianni Berengo Gardin, L’uomo il lavoro, la macchina, un’antologica del fotografo sul tema, curata da Giovanna Calvenzi.
RAGAZZI: PAUSA!
“Tutto è cominciato un pomeriggio quando ho visto una saetta di luce lungo le scale del ‘New York Times Magazine’. Ho preso il mio iPhone e ho scattato una foto”. Da quel momento tutto è apparso sotto una luce diversa a Kathy Ryan, a capo del servizio fotografico della prestigiosa testata da trent’anni. L’edificio che ci racconta con i suoi appunti visivi è un progetto di Renzo Piano, per il quale la luce è momento portante. E la luce è la protagonista di questa mostra delicata e forte al tempo stesso (Museo Internazionale e Biblioteca della Musica), che fa parte della sezione Pause.
Della stessa sezione fanno parte anche i particolari lavori del coreano Jason Sangik Son (Villa delle Rose), chirurgo fotografo che documenta cartelle, referti, grafici, diagrammi: una sorta di nuovo umanesimo tecnologico di grande forza empatica.
PARIS & WEIMAR
Non poteva mancare una sezione dedicata ai Prodotti. Curiosa e ben allestita la mostra del francese Léon Gimpel: si tratta della riproduzione delle lastre in autocromia, raffiguranti una mirabolante Parigi degli Anni Venti. Ogni opera è frutto di due scatti, uno al crepuscolo, l’altro in piena notte, che, sovrapposti, offrono una visione particolare, che evoca la realtà.
Tra le mostre più intense proposte dalla kermesse bolognese, quella dedicata alle immagini di still life per l’industria e la pubblicità di Hein Gorny (Museo della Storia), realizzate nella Germania della Repubblica di Weimar, in clima di Nuova Oggettività. Ci troviamo di fronte a un fotografo commerciale di altissimo livello, che guarda alle teorie della Deutscher Werkbund e del Bauhaus, riuscendo a cogliere magistralmente l’essenza formale e funzionale degli oggetti proposti.
Angela Madesani
Bologna // fino al 1° novembre 2015
Foto/Industria Bologna ‘15
diretta da François Hébel
Catalogo Electa
MAST & SEDI VARIE
[email protected]
www.fotoindustria.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47238/biennale-fotoindustria-2015/
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