Look Right! L’estate indiana a Londra, parte V
L’instancabile Martina Cavallarin prosegue il suo viaggio alla scoperta della sfrenata vitalità artistica londinese. Oggi ci accompagna in una full immersion tra le gallerie della città e in un’affascinante passeggiata per le strade di una capitale sempre un passo oltre la contemporaneità.
UNA FULL IMMERSION TRA LE GALLERIE
Londra è una delle capitali della moda e, allo stesso tempo, uno dei terreni più fertili per la vita delle gallerie d’arte. Spesso i due universi si sfiorano e i risultati possono essere molteplici. Come accade nei lussuosi spazi di Duke of York – regno di Saatchi. L’operazione di marketing di Chanel suona stridente al pari dei finti cinguettii emessi dagli altoparlanti lungo il giardino privato e irritante come le frequenti feste o attività temporanee che spesso occupano l’area della galleria. Gagosian, invece, propone due esposizioni di livello: Cy Twombly in Grosvenor Hill a Mayfair e Jonas Wood in Britannia Street.
Alla galleria White Cube di Bermondsey, la mostra di Robert Irwin è un’alterazione spaziale che mette in discussione certezze e punti di riferimento. Pittore, scultore, installatore, ideatore di progetti architettonici su vasta scala, Irwin lavora nello spazio, incentrando la sua indagine su “il puro soggetto dell’arte che è la percezione umana”, come accade per i Cuts, tubi di luce, verticali e fluorescenti, di cromie diverse, che innescano dinamiche percettive e conoscitive. Partendo da Josef Albers e Barnett Newman, ma soprattutto dal Quadrato nero di Kazimir Malevic del 1913, Irwin ha costruito Pittura nera, due quadrati monocromatici la cui superficie, trattata con un procedimento di vernici e lacche, diviene una pellicola scura riflettente, liscia e levigata, che restituisce un senso di specularità e al contempo di vuoto spaziale.
Nelle sale a sud della galleria, la magistrale esposizione The Illuminating Gas di Cerith Wyn Evans è un universo di strutture audio e luce tra mappe sonore, diagrammi e intervalli, intermittenze di ansia e trasmutazioni di forme che lavorano, ancora, sul processo empatico con lo spettatore. Tre grandi dischi al neon sospesi nello spazio riprendono i Testimoni Oculisti del 1915-1923 di Marcel Duchamp, il suono di un flauto determina il senso di marcia e il moto di alcune palme che abitano la grande sala. La scultura di vetro trasparente restituisce una complessiva rete di emozioni inafferrabili e trascendenti.
Nella sede White Cube di Mason’s Yard, Losing the Compass è una collettiva che si concentra sul ricco simbolismo del tessile e sul suo significato politico, sociale ed estetico, indagato attraverso la pratica artistica e artigianale. La mostra muove dall’opera di Alighiero e Boetti – da cui prende in prestito il titolo – per proseguire con Mona Hatoum, Mike Kelley, Sergej Jensen, Sterling Ruby, Rudolf Stingel, Danh Vo, Franz West, la carta da parati del designer inglese William Morris e una serie di trapunte Amish realizzate tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo.
ARTE CONTEMPORANEA E SOCIETÀ
Alla Lisson Gallery, Fieldwork di Ryan Gander è una mostra asciutta e intensa, ironica e sapiente. Nello spazio adiacente, il debutto in galleria di Broomberg & Chanarin è Rudiments, un progetto che abbraccia fotografia, immagini in movimento e azioni performative, esplorando così le tensioni tra disciplina e possibilità, precisione e caos.
Bill Viola impartisce la sua lezione di grande arte contemporanea alla Blain / Southern – altra galleria di spicco nel panorama londinese – presentando una video installazione inserita negli spazi di Hanover Square e un’installazione sonora nel Brewer Street Car Park.
La Galleria Timothy Taylor fa da sfondo all’opera di Josephine Meckseper, artista tedesca con base a New York, la cui critica al consumismo quotidiano affonda le radici nell’estetica moderna. Servendosi di scultura, video, installazione, pittura e fotografia, Meckseper denuncia le contraddizioni della società contemporanea, grazie a un trattamento freddo e chirurgico dei materiali.
Alla galleria Carroll / Fletcher l’artista americano un viaggio esperienziale assolutamente da non perdere, romantico e passionale, quello dell’artista americano Richard T. Walker ricorre ai media contemporanei – fotografie, video, audio – per raccontare le complesse e frustrate relazioni interpersonali che coinvolgono l’umanità intera.
STRADA, GENTRIFICATION, POSSIBILITÀ
Dalle galleria alla strada il passo è breve, spostando l’attenzione sul concetto chiave della Londra contemporanea, la gentrification. Il meccanismo, che contiene nel proprio nome l’allusione alla piccola nobiltà gentry, prevede l’allontanamento delle fasce più povere della popolazione verso luoghi sempre più lontani dalla City per dare spazio ai nuovi ricchi, con un evidente innalzamento del prezzo degli immobili. È inevitabile che tale dispositivo muova equilibri non solo economici, ma anche razziali, sociali, antropologici e culturali. E l’arte contemporanea, l’abbiamo già detto, è il “pesce pulitore” per eccellenza.
Maria Elisabetta Novello sta compiendo i suoi Sopralluoghi per le strade di Londra, in un percorso di mappatura, raccolta della polvere, misura degli spazi, dei paesaggi esteriori e interiori. Un’indagine che ha compiuto in altri luoghi italiani ed Europei, nell’ambito di un progetto aperto e in continua elaborazione. Anche David Rickard, artista neozelandese residente da molti anni a Londra, lavora su un processo, basato sulla resistenza dei materiali e sulla relazione tra tempo e spazio. In lui la fase d’ideazione forte e una processualità serrata conducono a un’opera potente e indipendente, tipica dei artisti veri. Lo studio visit è al Pangea Sculptor’s Centre di Gransden Avenue – area a nord est ricca di atelier e officine creative – in compagnia di un giovane curatore italiano in fieri, Andrea Bortolotto, da cinque anni a Londra.
ITALIANI A LONDRA
Andrea ha studiato inglese e sostenuto dei corsi in pratiche curatoriali, frequenta ambienti underground e mostre istituzionali, studia eventi da progettare e cerca di capire se, dopo la laurea che prenderà in primavera alla South Bank a Elephant and Castle, andrà a fare un costoso ma promettente stage da Sotheby’s, o gratuito ma velleitario in spazi privati. Ciò che ha ben compreso è che il mercato è l’eminenza grigia che tutto muove.
Un’altra italiana, Annaclara di Biase, è una giovane artista residente a Londra, che compie le sue action nei maggiori spazi espositivi della city, seminando sticker di denuncia e protesta sullo stato dell’arte. Incontro Annaclara al Barbican Centre, cittadella inserita nella città di Westmister, nel cuore della città di Londra. Il Barbican è un complesso che comprende 5.200 abitazioni private, teatri, spazi espositivi, ristoranti, librerie. E’ un luogo dove si respirano sperimentazione e ricerca. Dove liberare i pensieri sul senso da non smarrire, sulle traiettorie collettive da incrociare, sulle responsabilità personali da mantenere, sull’onestà intellettuale da calibrare, sulla direzione da prendere. Look right, look left.
Martina Cavallarin
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati