El Greco a Treviso. Viaggio in Italia, fra memorie bizantine e rivoluzioni rinascimentali
Le forme allungate, il tratto nervoso, le tinte brillanti e la grana d’argento. El Greco è uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento, rivoluzionario ispiratore di tanti artisti del ‘900. Treviso gli rende omaggio con una mostra
La pittura come allucinazione, come stato di grazia e tormento, esacerbazione e conflitto, fra lo spirito e la carne. El Greco, al secolo Domenikos Theotokopoulos, tra gli artisti più innovativi del tardo Cinquecento, dall’isola di Creta – sua terra natia – si spostò in Italia, dove restò per quasi dieci anni, e poi in Spagna, dove trovò la fama e le migliori committenze. Fautore di una geniale sintesi estetica fra la cultura greco-ortodossa e quella cattolico-romana, El Greco unì la preziosità aurea bizantina col realismo folgorante del Rinascimento e le arditezze del Manierismo; e dunque, l’idea di una trascendenza incarnata nel colore e nelle linee si fuse con la potenza della prospettiva e la sontuosità di forme, cromie, ambientazioni. La sua teatralità visionaria si nutrì della lezione di Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano, Parmigianino, Correggio, per rigenerarsi presto in nuove dimensioni, nuovi parametri ed equilibri.
A celebrare questo personaggio assolutamente unico, riscoperto tardivamente nell’Ottocento, è oggi una mostra ospitata dalla Casa dei Carraresi di Treviso: “El Greco in Italia. Metamorfosi di un genio”, a cura di Lionello Puppi, mette in scena la spinta rivoluzionaria del suo lavoro attraverso settanta capolavori che ne raccontano l’evoluzione; una selezione affiancata da opere di maestri coevi, fra intrecci, rimandi, riflessi, echi, eredità.
Il percorso della mostra si chiude con una riflessione sull’influenza che El Greco ebbe su alcuni artisti del Novecento, due su tutti Picasso – di cui è esposto il cartone preparatorio dell’arazzo de “Les Demoiselles d’Avignon” – e Francis Bacon, con due crocifissioni. Un autore attualissimo, il più moderno fra i moderni, anticipatore di una certa linea tragica, che sulle grandi personalità del contemporaneo ebbe un influsso vigoroso, col suo segno nervoso e tormentato, le silhouette allungate, le lumeggiature argentee e le tavolozze squillanti, i neri nerissimi e gli ori assoluti, le forme sensuali, fiammeggianti e insieme eteree. E con questa tensione inquieta, spinta fino alla deformazione, che lo collocava già in un tempo futuro, così prossimo alla rivoluzione del secolo breve. In mostra a Treviso fino al 10 aprile 2016.
Helga Marsala
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