Italia e Unesco uniscono le forze contro il traffico illegale di beni culturali. A partire da un seminario di formazione per funzionari dall’Albania
Se la tratta illegale di beni culturali è sempre stata una piaga preoccupante, negli ultimi tempi la guerra al mercato nero di antichità è diventata una priorità irrimandabile nelle agende dei paesi europei. Perché ormai non si tratta più – solo – di tombaroli della domenica o di piccole organizzazioni criminali che arrotondano i traffici […]
Se la tratta illegale di beni culturali è sempre stata una piaga preoccupante, negli ultimi tempi la guerra al mercato nero di antichità è diventata una priorità irrimandabile nelle agende dei paesi europei. Perché ormai non si tratta più – solo – di tombaroli della domenica o di piccole organizzazioni criminali che arrotondano i traffici di droga e armi con la vendita di manufatti archeologici e opere d’arte a collezionisti, e a musei, senza scrupoli sulla loro provenienza. Gli sciacalli dell’ultima ora sono terroristi che hanno fatto del business una delle loro fonti di reddito principali.
In questo quadro, l’Unesco sta sviluppando azioni e programmi coordinati per fare fronte comune nell’ostacolare la dispersione di un patrimonio di valore storico e artistico immenso, e, allo stesso tempo, tagliare fondi importanti alle milizie del terrore. Proprio in questi giorni – sino al 27 novembre – un gruppo di funzionari dei ministeri della cultura, dell’interno, della giustizia, e delle autorità doganali dell’Albania sono a Roma per partecipare a un seminario di formazione organizzato dall’Ufficio Regionale dell’Unesco per la Scienza e la Cultura in Europa di Venezia, assieme al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. L’Albania, come anche la Grecia, la Turchia e altri paesi del Mediterraneo sud orientale, è tra i paesi spesso coinvolti nel contrabbando di beni culturali. Il seminario punta dunque a mettere a disposizione l’esperienza maturata dalle autorità italiane nel campo, per sviluppare le capacità istituzionali e professionali dei funzionari albanesi relativamente all’applicazione di norme e buone pratiche internazionali. L’Italia d’altronde è sempre stata in prima linea nella prevenzione e nel recupero di opere d’arte trafugate, anche se, certo, negli ultimi giorni non ha fatto proprio una bella figura con quanto accaduto al Museo di Castelvecchio a Verona…
– Marta Pettinau
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati