Triennale di Milano. Da Paolini a Vitone, la contemporaneità diventa storia
Triennale, Milano – fino al 6 marzo 2016. L’arte italiana, dagli Anni Sessanta ad oggi, diventa veicolo per investigare le connessioni attivate da diverse modalità espositive. Iconografie di intermediazione. Raccoglitori di movimenti, individualità, sentimenti, ricognizioni storiche, archivi e interferenze estetiche. Attraverso centosettanta opere.
DE BELLIS DÀ IL CAMBIO A CELANT
Dopo diversi mesi di esposizione, disallestito il Padiglione Arts & Food – esteso per migliaia di metri quadrati e curato da Germano Celant –, il primo piano de La Triennale di Milano cambia quasi completamente aspetto. Il paesaggio diventa immagine complessiva, iconografia di pratiche e strutture espositive, attraverso l’arte italiana dagli Anni Sessanta a oggi.
Vincenzo De Bellis presenta Ennesima. Una mostra di sette mostre sull’arte italiana. Un percorso non suddiviso in sezioni ma, piuttosto, ripartito secondo esposizioni interdipendenti, un sentiero che si presenta come una sorta di mise en abyme dedicata all’analisi critica del formato allestitivo. Una mostra dunque non incentrata sull’arte italiana in sé e per sé, nella sua portata più esaustiva o enciclopedica, quanto piuttosto sulle strutture portanti che hanno lavorato dall’interno.
NON UNA MOSTRA, MA MOSTRE DI MOSTRE
Attraverso opere dai formati e dai supporti diversissimi, De Bellis, grazie alla partecipazione di numerosi critici e curatori (da Cristina Baldacci a Barbara Casavecchia, da Alberto Salvadori ad Andrea Viliani, da Eva Fabbris ad Andrea Lissoni e Luca Lo Pinto), ha costituito un arcipelago estetico intrecciato di rimandi, tra il presente della contemporaneità e il suo recente passato.
Mostre di mostre, dunque, oppure sezioni di mostre, riuniscono e compartimentano centosettanta opere, veicoli di differenti modalità compositive. Fattori che determinano la consistenza di un percorso. Dalla personale all’installazione site specific, dalla collettiva tematica alla collettiva cronologica, dalla collettiva su uno specifico movimento alla collettiva su un medium, fino alla mostra di documentazione per attraversare anche l’immagine iconica del corpo umano, come medium compositivo della performance.
IL TITOLO E L’ESORDIO
Il titolo è stato tratto da un’opera di Giulio Paolini, Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973), la cui prima versione, del 1973, è suddivisa in sette tele, rievocando il numero di progetti espositivi in cui si articola il sentiero, costellato da una buona parte degli artisti italiani – o che in Italia hanno lavorato negli ultimi cinquant’anni.
Ennesima, vista dall’alto, si presenta come una mappatura a tratti storica, analitica, tematica, generazionale e transmediale intercalata da lavori che, in alcuni punti dell’itinerario, sbarrano il passaggio al visitatore, segnalando l’ingresso all’interno di un nuovo cammino curatoriale.
La mostra che avvia Ennesima, come ha spiegato il curatore, si estende segnando una dichiarazione d’intenti a favore di un’iconografia dell’arte.
Per la scrittura di un’immagine Format: mostra collettiva tematica presenta lavori di grandi dimensioni e serie estese che avvicinano, fra gli altri, dipinti di Carol Rama, con i plinti in cemento armato di Lara Faravetto, lavori a parete di Arienti, dipinti di Marisa Merz e Pietro Roccasalva, senza escludere i busti spezzati di Giulio Paolini, Il servo astuto di Perrone e le impressioni di Stingel. Un’entrée triomphale dominata da un lessico visivo densissimo, senza respiro che usufruisce di un panorama della storia recente dell’arte contemporanea italiana per descrivere i tratti di un’immagine, un ritratto forse, non caratterizzato però da denotati evidenti. Quanto piuttosto inseguendo concetti/soggetti riuniti non secondo un significato direttamente connesso, ma rievocando associazioni e interpretazioni differenti.
UNA RICERCA ESTERIORE
Andatura che, fortunatamente, si stempera a mano a mano che le mostre-sezioni si presentano. Ennesima, infatti, procede attraverso i lavori di oltre settanta artisti che corredano: L’immagine della scrittura: Gruppo 70, poesia visuale e ricerche verbo-visive (mostra collettiva su un movimento artistico); Alessandro Pessoli: Sandrinus, il tutto prima delle parti (mostra personale); La performance dal tempo sospeso: il tableau vivant tra realtà e rappresentazione (mostra collettiva su una tecnica/medium); L’archivio corale: lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, l’esperienza dell’autogestione e AVANBLOB (mostra di un archivio); 2015: tempo presente, modo indefinito (mostra collettiva generazionale); Qui, ora e altrove: Site-Specific e dintorni (interventi site specific).
Sebbene la mostra cominci e si concluda al di là di se stessa, in un altrove compreso tra gli spazi di fronte all’Impluvium, con i Temporali di Garutti e la strettoia imposta da Crêuza di Vitone, la percezione è quella di aver attraversato un sentiero di esclusioni e inclusioni, facendo emergere un’arte italiana stabilizzata, controllata e affollatissima di nomi, di opere cardine. Figlia di una ricerca critica esteriore e non di un moto interiore.
Ginevra Bria
Milano // fino al 6 marzo 2016
Ennesima. Una mostra di sette mostre sull’arte italiana
a cura di Vincenzo De Bellis
La Triennale
Viale Alemagna 6
02 724341
[email protected]
www.triennale.it
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