Finanziare l’arte: il crowdfunding

Pochi denari pubblici? Pochi anche dalle fondazioni bancarie? Mecenati che si sono dati alla macchia? Niente paura: per finanziare operazioni anche artistiche c’è un metodo. Si chiama crowdfunding e non è più esattamente una novità. Tanto che lo usa pure il Louvre.

DAL FINANZIAMENTO PUBBLICO A QUELLO PRIVATO
Il finanziamento pubblico della cultura, in Italia, gode di disponibilità sempre più ridotte, secondo una politica attenta a certi conti ma senz’altro miope sulla naturale predisposizione del nostro Paese.
La scarsità dell’investimento pubblico ha così contribuito a rendere maggiormente rilevante il finanziamento privato in ogni sua forma, tradizionale o innovativa. Rimane importante, come forma di finanziamento privato, la spesa delle famiglie che in questi ultimi anni di crisi, seppur cresciuta in termini percentuali, è però diminuita in termini assoluti e che rimane inferiore alla media europea. Altrettanto importante (e altrettanto in diminuzione), poi, è il ruolo delle fondazioni bancarie che erogano al settore arte, attività e beni culturali, quasi un terzo del totale delle erogazioni.

MECENATISMO 2.0
In questo periodo caratterizzato dalla stretta creditizia, dalla scarsità di risorse pubbliche (soprattutto per l’arte contemporanea), dalla difficoltà di accesso al credito e dalla scarsa circolazione del denaro, l’arte deve necessariamente imparare i nuovi linguaggi economici. Una possibile nuova sponda per il finanziamento di progetti artistici (e alla cultura in generale), ad esempio, è data dal crowdfunding nelle sue diverse declinazioni. L’innovazione tecnologica con le sue infrastrutture, così come permette la rapida connessione delle persone e delle idee, consente anche un più agevole movimento delle risorse.
Con il termine crowdfunding, come noto, si intende la raccolta di somme di denaro volte a finanziare idee secondo un nuovo e diverso paradigma della finanza che diventa trasparente e accessibile. Una finanza condivisa. Il crowdfunding è nato negli Usa negli Anni Novanta ma è solo negli ultimi anni che ha avuto la sua diffusione popolare dovuta all’incremento delle possibilità di connessione e anche grazie alla scelta di Barak Obama di utilizzarlo per finanziare la sua campagna presidenziale del 2008.

Viceversa, Padiglione Italia - Biennale di Venezia 2013 - Luigi Ghirri

Viceversa, Padiglione Italia – Biennale di Venezia 2013 – Luigi Ghirri

I modelli di crowdfunding più diffusi possono sostanzialmente racchiudersi in tre grandi formule. Il donation based crowdfunding è un atto filantropico con cui un soggetto dona una somma di denaro finalizzata a un obiettivo e senza alcun ritorno economico (valgono per tutti la citata campagna di Obama o quella con cui il Festival del Giornalismo di Perugia si è garantito la propria sopravvivenza altrimenti a rischio). Qualora, invece, in cambio della donazione si riceva un premio o una ricompensa, si parla di reward based crowdfunding (ad esempio se si finanzia la pubblicazione di un disco e, una volta raggiunto l’obiettivo, l’autore si è impegnato a donarne una copia ai propri sostenitori). In sostanza il crowdfunding, donation o reward based che sia, ha a che fare con la generosità, la partecipazione, l’inclusione e il sostegno. Con la sovvenzione e l’economia sociale.
L’equity crowdfunding, così come il social lending, che sono gli altri due modelli, sono una deriva del venture capital, la sua versione 2.0. Hanno a che fare con l’economia di mercato ai tempi di Internet e della crisi del credito: con l’equity crowdfunding l’investitore acquista un diritto patrimoniale ed entra a tutti gli effetti nel capitale della società proponente, che sia Srl o SpA, mentre mediante il social lending somme di denaro possono essere prestate senza l’intervento di intermediari finanziari tradizionali.

ALCUNI PICCOLI (GRANDI) DATI
Per capire la portata del fenomeno, basta dare un’occhiata alla crescita del volume d’affari che il crowdfunding ha generato nel mondo.

Crowdfunding - Crescita volume d'affari nel mondo dal 2011 al 2015

Crowdfunding – Crescita volume d’affari nel mondo dal 2011 al 2015

I 16,2 miliardi di dollari raccolti nel 2014 sono stati così destinati:

Distribuzione 16,2 miliardi $ raccolti nel 2014 con il crowdfunding

Distribuzione 16,2 miliardi $ raccolti nel 2014 con il crowdfunding

L’ARTE PARTECIPATA
Il crowdfunding e la sua potenzialità di coinvolgere un pubblico attraverso la capillarità mondiale della Rete può permettere il sostegno a manifestazioni e progetti artistici così come al restauro di opere e, perché no, alle acquisizioni di nuovi pezzi da parte di istituzioni e musei.
Un esempio è la campagna Tous mécènes! con cui il Louvre ha, ad esempio, finanziato il restauro della Nike di Samotracia o, per meglio dire, 6.700 donatori hanno versato il milione di euro mancante per raggiungere la somma necessaria, mentre altri 4.700 hanno permesso l’acquisizione del Tavolo di Teschen versando anche in questo caso uno dei 12,5 milioni pagati al venditore.
Ma il crowdfunding è servito anche a finanziare la mostra Vice Versa al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2013 e a Gasworks, il più celebre operatore non profit londinese che sostiene la crescita di nuovi artisti (con l’aiuto di Art Basel e utilizzando la piattaforma di crowdfunding più famosa al mondo, Kickstarter) per ristrutturare due degli undici studios presenti nei loro spazi.
Innumerevoli sono le applicazioni possibili e la fantasia quando parliamo di arte non dovrebbe mancare. In Italia sono operative 55 piattaforme di crowdfunding di cui quattro espressamente finalizzate al mondo dell’arte. Da solo il crowdfunding non potrà certamente essere un fenomeno risolutivo, ma potrà essere un importante elemento di co-finanziamento dei progetti artistici.
Strategie di fundraising, pertanto, che ad esempio passino dalla partecipazione a bandi di fondazioni bancarie e che a esse abbinino una mirata azione di crowdfunding potranno ottenere successo soprattutto in un settore come quello culturale, ancora sottostimato nel nostro Paese. Quello che sarà importante, nei prossimi anni, sarà la capacità di lettura dei nuovi strumenti dell’economia e la potenzialità di Internet articolata in un giusto compromesso tra vecchia e nuova economia.

Franco Broccardi

www.lombarddca.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Franco Broccardi

Franco Broccardi

Dottore commercialista. Esperto in economia della cultura, arts management e gestione e organizzazione aziendale, ricopre incarichi come consulente e revisore per ANGAMC, Federculture, ICOM, oltre che per musei, teatri, gallerie d’arte, fondazioni e associazioni culturali. È coordinatore del gruppo di…

Scopri di più