Antoni Abad. L’arte e i cellulari
Lo spagnolo Antoni Abad lavora con i media di comunicazione, principalmente con i telefoni cellulari. Li distribuisce e chiede che si fotografino le strade, si scrivano mail… E poi li si lasci aperti a una fruizione cittadina.
L’idea che muove il lavoro di Antoni Abad (Lleida, 1956) è che il cellulare connesso in Rete abbia la possibilità di collegare il privato con il pubblico, con la comunicazione prodotta dal basso come una mini-televisione visibile poi online grazie a un’applicazione che permette di inviare i materiali su un website con un semplice click.
Il lavoro di Abad su megafone.net si è sempre mosso su “solide ipotesi utopiche”, prima a Città del Messico con i tassisti, poi in altre realtà con categorie sociali marginali come le prostitute, i travestiti, oppure gli emarginati per eccellenza, i gitani, oppure in situazioni politicamente instabili, come quella vissuta dai Sahrawi.
In questi lavori si utilizzano gli iPhone distribuiti affinché i fruitori li utilizzino in modo totale: fotografando nelle strade, scrivendo blog e mail, collocandoli poi online, aperti alla fruizione, come per tastare il polso alle pulsioni della città.
In Blind Wiki: la mappa di ciò che non si vede – sviluppato con l’Università la Sapienza di Roma, con l’Accademia e l’Ambasciata di Spagna e inserito nel Festival Romaeuropa – sono i non vedenti i personaggi centrali all’azione. I software sono cresciuti e Blind Wiki è un progetto di comunità interattiva basato sull’utilizzo di smartphone: invita i cittadini non vedenti e ipovedenti a condividere le esperienze e difficoltà della loro vita quotidiana.
Attraverso la costruzione di un’applicazione basata sul GPM e sulla strutturazione di spazi di reperimento, prima costruiti dagli studenti della Sapienza e poi riutilizzati dai non vedenti, si va oltre le barriere: si raccontano storie di difficoltà di persone, barriere e impedimenti al passaggio. Ma il progetto si propone anche come un luogo di narrazione, un archivio/blog di post che raccontano storie, allo scopo di definire una panoramica del paesaggio urbano, così come viene esperito dalle persone non vedenti che interagiscono con esso regolarmente. Mappare esperienze e opinioni per la creazione collaborativa di un’inedita cartografia pubblica-sensoriale di tutto ciò che non si vede.
Cercando di costruire una comunità tramite la telefonia cellulare, l’app consente ai partecipanti di pubblicare istantaneamente registrazioni audio geolocalizzate. L’applicazione permette anche di girare per la città ricevendo continui aggiornamenti immessi precedentemente da altri partecipanti. Sarà quindi sempre disponibile una descrizione audio degli ostacoli e delle attività. Questo vedere dall’alto lo spazio via Google Maps configura una “doppia vista”, una a livello stradale, l’altra evidentemente una vista “dal di fuori”. Ma anche la vista “percettiva” dei non vedenti è una vista da fuori, dove invece degli occhi è tutto il corpo a descrivere il reale.
Lorenzo Taiuti
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