NewYorkBeat #1. Due illustratori italiani sbancano NYC
Nuova rubrica per Artribune. La cura Veronica Santi, nostra corrispondente da New York. I beat della Grande Mela saranno raccontati ogni due settimane. Partiamo con la mostra di due grandi illustratori che hanno stregato New York: Olimpia Zagnoli ed Emiliano Ponzi. E poi una raffica di segnalazioni in pillole.
C’ERA UNA VOLTA…
C’era una volta l’America dell’era moderna, con la sua cultura pop, sintetica e seriale, sgargiante e sorprendente, il regno del “tutto è possibile”, della prosperità, del fittizio, delle griglie concettuali e urbanistiche, dell’individualismo, delle star e dei miti. E c’erano poi le sue zone d’ombra, fatte di ironia e contraddizioni, follia e malinconia, atmosfere sospese, sobborghi stranianti e paesaggi apocalittici. Due facce di una stessa medaglia che gira senza sosta da più di un secolo continuando a catturarci nel vortice dei suoi cliché.
DUE ITALIANI CHE RACCONTANO NYC
Quando Olimpia Zagnoli ed Emiliano Ponzi hanno incontrato l’America, l’hanno osservata e raccontata, ognuno col proprio stile. Lei producendo immagini iconiche superflat, ipnotiche tanto quanto attraenti per i colori brillanti a contrasto e le geometrie taglienti. Lui creando scenari hopperiani, descrivendo con profondità e voyeurismo, soffermandosi sui particolari con linee morbide e i pieni sfumati tono su tono.
Da qui, pur continuando a risiedere a Milano, i due illustratori sono entrati giovanissimi e in pochi anni nell’immaginario collettivo dei newyorchesi grazie alle sempre più frequenti commissioni, dalle copertine realizzate per New Yorker, Penguin Books e Tachen, alle collaborazioni con il New York Times, New York Magazine, The Guardian e Washington Post.
Durante l’inverno da temperature record del 2013, ricordo di aver fatto una risata isterica davanti a Winter Preview di Emiliano sulla copertina di Time Out, in cui il dialogo improbabile tra un cane al guinzaglio e un pinguino presuntuoso animava una High Line popolata da turisti distratti e orsi polari. Indimenticabile poi New York View, il poster della donna afro disegnata da Olimpia che, come una figura aliena, ha presenziato per lungo tempo dentro le bacheche dei vagoni grigi della metro.
LA MOSTRA ALL’ISTITUTO DI CULTURA
Dopo anni di duro lavoro e molta visibilità, la storia americana di Olimpia Zagnoli ed Emiliano Ponzi è celebrata all’Istituto Italiano di Cultura di New York con una mostra che raccoglie una selezione delle loro illustrazioni più recenti prodotte negli States.
Il flyer dell’evento, che ripropone la copertina del catalogo edito da Corraini, sintetizza perfettamente due visioni e due stili a confronto attraverso l’immagine dell’Empire State Building: a sinistra la versione di lei, a destra quella di lui. Di qua il bianco, il rosa fucsia e il viola e l’edificio composto da una sequenza di pattern geometrici dal sapore estivo. Di là il rosino e il rosa scuro, il violetto e il blu, l’architettura al tramonto che trasmette solitudine.
In un opening affollatissimo, la curatrice Melania Gazzotti racconta come è nata l’idea della mostra: “Mi ero accorta che ci sono tantissimi illustratori italiani che lavorano negli Stati Uniti pur continuando a vivere nel nostro Paese e questo mi ha stimolato ancora di più a indagare nelle loro biografie e raccontare la loro storia. Abbiamo una grande tradizione nel settore ma gli italiani piacciono molto agli americani non solo perché sono bravi a disegnare, a trasporre un concetto in un’immagine, ma anche perché hanno un background culturale di grande spessore, e questo viene percepito subito al di là del talento”.
Aperta fino all’11 marzo, la mostra Una Storia Americana porta una ventata di novità e freschezza all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, che con il nuovo direttore Giorgio Van Straten (qui trovate l’intervista che gli abbiamo fatto di recente) sembra ormai aver dato il via a una nuova stagione.
SEGNALAZIONI IN PILLOLE
Ultimissimi giorni per vedere la mostra di Picasso al MoMA in cui sono esposte 140 sculture dell’artista che coprono un periodo di tempo di oltre sessant’anni. Imperdibile.
Disconosciuta dallo star system ma fonte di ispirazione per le nuove generazioni, a 74 anni Mernet Larsen ha inaugurato il 22 gennaio la sua personale alla James Cohan Gallery, nel Lower Est Side. Vertiginosa.
Bombe e falli a Chelsea con Judith Bernstein. La storia di ieri sembra ripetersi, con le stesse dinamiche e gli stessi significati. Da Mary Boone, fino al 27 febbraio. Spermatica.
Grazie a una campagna su Kickstarter, apre i battenti SOLD Magazine, una nuova rivista di arte e cultura. Anche il launch party a Williamsburg sembra essere stato un successo. Venduto!
Un artista giovane interessante: Jong Oh. La sua mostra, aperta fino al 26 febbraio da Marc Straus, è composta da opere vuote e sospese, minimaliste ed eteree, dove i piani accennati da fili visibili e invisibili fanno perdere completamente la percezione dello spazio. A-fotogenica.
Per chi non teme il freddo, o si sente il cuore caldo per il weekend di San Valentino, il 13 febbraio il celebre Okamoto Studio eseguirà live una scultura col ghiaccio all’interno della suggestiva cornice dell’Ice Festival, a Central Park. Magico.
Veronica Santi
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