Il doppio mistero di Jedermann. A Salisburgo
La sezione di drammaturgia del Festival Estivo di Salisburgo inaugurerà con un classico di Hugo von Hofmannsthal, “Jedermann", presentato nella suggestive cornice di piazza Duomo. La 25enne Miriam Fussenegger, astro del teatro dei Paesi di lingua tedesca, interpreterà la druda, giovane compagna di sfrenatezze sensuali del protagonista. Ecco qualche anticipazione.
UNA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
Anche la prossima estate, la sezione di drammaturgia del Festival Estivo di Salisburgo sarà inaugurata da Jedermann di Hugo von Hoffmannsthal, nella suggestiva cornice di piazza Duomo; ne sono in programma ben tredici repliche, con l’avvertimento che in caso di maltempo lo spettacolo verrà presentato nella sala grande del palazzo del Festival. Almeno un’altra produzione di Jedermann è in programma in una sala di Salisburgo che opera al di fuori del Festival.
La tradizione si rinnova poiché, fin dalla sua nascita nel 1920, il Festival di Salisburgo si è aperto con Jedermann in oiazza Duomo. In occasione del debutto, la regia di Max Reinhardt ne fece un grande spettacolo inscenato in un magnifico contesto barocco. La prima mondiale ebbe luogo nel 1911, a Berlino al Circo Schumann, spazio inconsueto per l’epoca.
LE ALTERNE FORTUNE DI UN’OPERA
Jedermann era stato accolto da un grande successo di pubblico ma da critiche durissime. Le riserve degli addetti ai lavori erano tali che ci vollero la determinazione di Max Reinhardt e l’amicizia e stima che Richard Strauss nutriva nei confronti di Hugo von Hofmannsthal per inaugurare il Festival con un lavoro stroncato dalla critica tedesca e, soprattutto, da quella viennese. Occorre notare che nella sua monumentale Storia del teatro drammatico, Silvio D’Amico prende le distanze dai critici dell’epoca ed elogia la raffinatezza del lavoro che ancora oggi appassiona il pubblico.
Non si tratta di un’opera originale di Hugo von Hofmannsthal ma di un adattamento in versi, in tedesco, di un morality play britannico del XV secolo: The Somnyng of Everyman (generalmente conosciuto come Everyman), un lavoro edificante in cui si narra la storia di un uomo, bello, ricco, arrogante e lussurioso, che si confronta con la morte. Un apologo che potrebbe sembrare banale, ma è arricchito dai versi estetizzanti di von Hofmannsthal.
Da allora si sono avvicendate almeno una quindicina di produzioni solamente al Festival di Salisburgo; le più recenti attualizzano scena e costumi ai giorni nostri, ma il quadro barocco della piazza del Duomo di Salisburgo resta sempre immutabile. Il successo di pubblico di Jedermann è stato tale che nei Paesi anglosassoni ha soppiantato l’originale Everyman.
UN DOPPIO MISTERO
Guardando queste opere, il mistero è doppio: come mai un lavoro estetizzante del 1911, adattato da un mistero medioevale (marcato da un’impronta fortemente religiosa), poco apprezzato dalla critica quando apparve, non solo è ancora in scena ma attira moltissimo pubblico? Non dimentichiamo che la secolarizzazione ha fatto strada anche in quella che si autoproclamava la cattolicissima Austria.
Una ragione può essere il taglio dei personaggi che, pur se stilizzati e incorniciati da uno sfondo medioevale, presentano una caratura psicologica di rilievo. Uno di questi è paramour, in traduzione letterale druda, colei che oggi si definirebbe amante: la giovane compagna di bagordi sensuali del protagonista. Quest’anno verrà interpretata dalla 25enne Miriam Fussenegger, astro nascente del teatro dei Paesi di lingua tedesca. Le abbiamo rivolto alcune domande.
Si dice che non abbia subito accettato la proposta di interpretare la druda di Jedermann.
Sulle prime mi ha impressionata ed eccitata: mi sono sentata adulata. Quindi ho voluto rifletterci con cura. Infine ho accettato questa parte, che è breve ma pregnante. La prenderò come una sfida.
L’età ha avuto un ruolo nella sua esitazione?
Naturalmente una giovane donna di 25 anni interpreterà una donna di 35 in modo differente dal consueto: avrò un tocco infantile, da Lolita, forse più ingenua e un po’ innocente, pura rispetto alle messe in scena tradizionali. Sven-Eric Bechtolf, il direttore del festival, si è rivolto a me perché voleva un taglio differente; spero che il rischio che ci assumiamo ripaghi noi e il pubblico. Il ruolo è la controparte del protagonista, dà corpo all’idea di femminilità.
Come lo interpreterà?
Il personaggio è spesso accusato di avere un’unica dimensione. Vedo in lei invece molteplici tipologie di femminilità: la donna matura e sensuale, la fanciulla intenta unicamente a divertirsi, la saggia che ha, in fin dei conti, molto affetto per il protagonista. C’è anche erotismo a ragione del rapporto tra i due personaggi. In breve, vedo un po’ me stessa, quella che sono.
Giuseppe Pennisi
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