Il Futuro dell’arte secondo Obrist. E secondo tanti grandi artisti, da Marlene Dumas a Matthew Barney. “Un estremo presente, in cui la condivisione è la conditio sine qua non”
Il futuro dell’arte secondo Hans Ulrich Obrist e i suoi amici? Un “Estremo Presente”. È quanto riporta la piattaforma open source Artsy dedicata al mercato dell’arte online. “Un curatore non può predire il futuro dell’arte. Gli artisti, tuttavia, hanno antenne estremamente sensibili ai cambiamenti imminenti e spesso sanno rilevarli prima di chiunque altro. E così […]
Il futuro dell’arte secondo Hans Ulrich Obrist e i suoi amici? Un “Estremo Presente”. È quanto riporta la piattaforma open source Artsy dedicata al mercato dell’arte online. “Un curatore non può predire il futuro dell’arte. Gli artisti, tuttavia, hanno antenne estremamente sensibili ai cambiamenti imminenti e spesso sanno rilevarli prima di chiunque altro. E così stando vicini agli artisti i curatori hanno la possibilità di riconoscere un assaggio di quello che verrà“, spiega il co-direttore della Serpentine Gallery di Londra. Il quale lancia una sorta di survey, coinvolgendo molti, centinaia, degli artisti, alcuni dei quali suoi compagni di strada ai quali chiede di rispondere alla domanda.
Ecco le risposte (alcune). “Il futuro? Credo che tu ti stia sbagliando…”, dice Trisha Donnelly. “Il futuro si ripeterà“, è il parere di Marlene Dumas. “Il futuro è uno schiaffo in faccia”, così la pensa Cao Fei. Matthew Barney non si smentisce: “Un futuro alimentato dai rifiuti umani”. “Il futuro sarà tropicale“ per Dominique Gonzales-Foerster, “Il futuro è qui e adesso“ per Yona Friedman, “Il futuro è ciò che costruiamo da ciò che ricordiamo dal passato. Il presente è il tempo della rivelazione istantanea“ per Lawrence Weiner. E così via.
In questo e in tutti gli altri statement c’è la chiave del futuro, che affonda le sue radici direttamente in quello che stiamo realizzando ora. Ecco perché si tratterebbe di un estremo presente, un presente fluido, elastico, dilatato nel tempo che estende le sue propaggini fino al futuro e nel quale la sharing economy acquista un ruolo fondamentale. “Le pratiche di questi artisti“, conclude Obrist, “indagano e sfidano l’ipotesi che le nostre azioni future dovrebbero essere determinate dal nostro comportamento passato. In tutti i progetti descritti in questo breve manifesto, il principio di base è l’urgenza di superare la paura di mettere in comune conoscenze. Dobbiamo rimanere radicalmente aperti a nuove idee. E dobbiamo preservare e promuovere i sistemi con cui è possibile condividere, collaborare e indagare. Il futuro dipende da questo!”.
– Santa Nastro
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