Visionari e sognatori. A Padova di scena i simbolisti
Sirene e madri, paesaggi lunari e inconscio, sensualità e morte. Gli artisti del Simbolismo si riuniscono nella nuova mostra della Fondazione Bano. E conducono, fino al 12 febbraio nel padovano Palazzo Zabarella, in un percorso onirico dominato dall’introspezione e da una visione tutta personale della realtà.
Siamo agli inizi del XX secolo, a Vienna e a Monaco è in corso un grande movimento, consacrato dalla prima esposizione del 1898: la Secessione. Gustav Klimt conquista l’Europa, nel 1910 la Biennale di Venezia gli dedica un’intera sala e le opere dei simbolisti della Mitteleuropa vengono acquistate dalle istituzioni museali italiane. Nel frattempo, in Italia si afferma una nuova tecnica pittorica, che intende porsi come un’analisi scientifica del rapporto tra colore e luce: il Divisionismo.
In un breve volgere di anni, molti artisti abbracciano il nuovo modo di fare pittura e aderiscono a una visione che scardina il Verismo, ribellandosi alle convenzioni dell’arte accademica e convertendosi all’estetismo, all’analisi di se stessi e delle profondità dell’animo. Un dibattito sulla missione dell’arte in cui non sono certo estranee le ricerche di Freud, la poesia di Pascoli, la passione di D’Annunzio.
Ecco allora il Simbolismo italiano: l’esposizione di Palazzo Zabarella ricompone, per la prima volta, un panorama artistico dove spiccano Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, ma anche un pre-futurista Umberto Boccioni, il visionario Alberto Martini e Giulio Aristide Sartorio, in una carrellata di opere disposte in sezioni rappresentative dei temi più affascinanti, in quegli anni, per pittori, scultori, incisori.
La disposizione intelligente, con introduzioni chiare ed essenziali, si apre con una sezione imprescindibile per una mostra dove l’estetica legata alla simbologia è centrale: i volti degli artisti. Ritratti e autoritratti fanno prendere confidenza con i protagonisti, delineano già a un primo sguardo il loro porsi nei confronti di chi li osserva.
Straordinaria è anche la parziale riproposizione della Sala dell’Arte del Sogno della Biennale del 1907: recuperata la sovraporta degli Aromi di Edoardo De Albertis, è accostata a Icaro di Galileo Chini, al trittico di Martini e a dipinti di Plinio Nomellini e Guido Marussig.
Collocata giustamente in rilievo – subito dopo le due grandi Maternità di Segantini e Previati esposte alla Triennale di Brera del 1891 – è la raccolta di grafica e disegni, tecniche che forse più delle altre, a inizio Novecento, hanno saputo indagare i “territori inediti dell’immaginazione umana” (Fernando Mazzocca), i legami profondi con letteratura e musica, ma anche esprimersi con maggiore disinibizione e inquietudine, fino a sfiorare l’horror.
Non solo un insieme di opere suggestive, quindi, ma un’operazione di ricerca, di valorizzazione d’un movimento culturale poco conosciuto e talvolta considerato “di genere”, ma che ha saputo collocarsi in una dimensione pienamente europea, quella di Klimt e di von Stuck che, con le loro Giuditta e Il Peccato, congedano i visitatori della mostra.
Marta Santacatterina
Padova // fino al 12 febbraio 2012
Il Simbolismo in Italia
a cura di Fernando Mazzocca, Carlo Sisi e Maria Vittoria Marini Clavelli
PALAZZO ZABARELLA
Via degli Zabarella 14
049 8753100[email protected]
www.palazzozabarella.it
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