Botto & Bruno a Torino. Lirismo suburbano
Fondazione Merz, Torino – fino al 19 giugno 2016. Le rovine delle società avanzate (avanzate dopo la grande abbuffata autofaga della modernità) sono soltanto macerie. Scordarsi Piranesi o Hubert Robert, Winckelmann e i Romantici. La rovina antica, simbolo di alti ideali perduti da dover recuperare, lascia il posto alle macerie di ieri e di oggi, scarna allegoria di una vita civile e sociale degradata, spinta ai margini, abbandonata in quelle periferie che le amministrazioni cittadine odierne tentano di riqualificare usando anche l'arte come medicamento.
PERIFERIE E REALISMO
Da sempre abitanti della periferia, intesa più come dimensione dello spirito che come luogo fisico, Botto & Bruno (Gianfranco Botto, Torino, 1963; Roberta Bruno, Torino, 1966) rappresentano una voce poetica, una coscienza lucida capace di dare una dignità estetica al brutto, un senso alto (come di rovina, ma questa volta sociale) a ciò che è degradato, offrendo testimonianze, a metà strada tra il crudo realismo e un ermetismo lirico, di questa transizione storica verso la civiltà 2.0 che comporta mutamenti sociali, urbanistici ed etici.
Nella loro ultima personale alla Fondazione Merz propongono un’installazione “unlimited”, un affresco elettronico di un paesaggio suburbano che senza soluzione di continuità si snoda lungo gli alti muri e gli ampi pavimenti della fondazione, recuperata da una centrale termica della Lancia. Costruito a partire da migliaia d’immagini di periferie indagate in quel viaggio agli inferi suburbani che è ormai la traccia specifica di questo duo, il diorama bidimensionale in scala 1:1 accoglie il visitatore e lo inghiotte dentro i colori vividi di edifici smembrati, oggetti abbandonati e cieli che sembrano i fumi di ciminiere.
TRA ABBANDONO E BELLEZZA
Da Sironi a Pasolini, la vita di questi scampoli di città, enormi per dimensioni ma ridotti per peso sociale e politico, si potrebbe archiviare come un residuo da riciclare. Falliti i grandi progetti di edilizia suburbana di massa, volti a creare periferie utopiche, resta il desolante mondo dell’abbandono. Fin qui, la mostra del duo torinese intitolata Society, you’re a crazy breed, potrebbe leggersi sotto il segno dell’arte di denuncia.
Ma da qui si apre uno scenario che pone al centro il mondo dell’infanzia e il suo sguardo salvifico. L’introduzione della figura dei bambini, attraverso alcuni video prodotti e musicati dal duo tra il 2006 e il 2016, rende l’esposizione una stratificazione di emozioni e riflessioni, esposte in suggestivi collage e quaderni di appunti. Il lavoro video si snoda tra il Cinema Verità di Cesare Zavattini, con la macchina da presa che insegue i figli della periferia, e l’afflato epico di un Godfrey Reggio o di un Werner Herzog, come si nota nel video aurorale A Concrete City.
Sintesi ambiziosa e culmine di un lavoro decennale, questa mostra non è tanto da vedere quanto piuttosto da “abitare”. Il verde della campagna che Botto & Bruno fanno riemergere abbondante tra le macerie, come dopo la fine della Storia, segna il futuro come un ritorno della natura e forse alla natura; lasciandoci dentro una scenografia in chiaroscuro sulla quale non è ancora calato il sipario.
Nicola Davide Angerame
Torino // fino al 19 giugno 2016
Botto & Bruno – Society you’re crazy breed
a cura di Beatrice Merz e Maria Centonze
FONDAZIONE MERZ
Via Limone 24
011 19719437
[email protected]
www.fondazionemerz.org
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51485/bottobruno-society-youre-a-crazy-breed/
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