In attesa di aprire il Centro Pecci, Fabio Cavallucci si fa il suo Journal. Filosofi, scienziati, protagonisti del mondo della cultura online sul sito del museo
Riaprirà il 16 ottobre il Centro Luigi Pecci per l’arte contemporanea di Prato e molte sono le attività in preparazione del grande debutto del museo che Fabio Cavallucci, suo direttore, ha voluto realizzare nel frattempo per mantenere viva l’attenzione e dare già fin dai primi passi i segnali di quella che sarà la sua direzione. […]
Riaprirà il 16 ottobre il Centro Luigi Pecci per l’arte contemporanea di Prato e molte sono le attività in preparazione del grande debutto del museo che Fabio Cavallucci, suo direttore, ha voluto realizzare nel frattempo per mantenere viva l’attenzione e dare già fin dai primi passi i segnali di quella che sarà la sua direzione. Lo scorso anno si è cominciato con il Forum dell’Arte Contemporanea che ha visto il mondo dell’arte coinvolto in una piattaforma di riflessione aperta (e che ora si replicherà a Genova), ma ci sono stati anche una serie di incontri con personalità di fama internazionale su temi sociali e politici come Zygmunt Bauman, Luis Sepulveda, David Grossman per citarne alcuni.
Ora il dibattito si sposta sul sito del museo nella sezione Journal. Un vecchio progetto di Cavallucci questo, da sempre interessato a creare una iniziativa editoriale focalizzata sulla riflessione sui temi della attualità contemporanea e che qui diventa un’area blog, anche se con la forma estetica del giornale, come dice il titolo stesso. Letture, Annunci, Frammenti, Interviste e Scenari, queste sono le sezioni che ospiteranno, dicono gli organizzatori, saggi, contributi di scrittori, filosofi, scienziati, teorici e così via aprendo con un emblematico editoriale di Cavallucci stesso intitolato “La fine del mondo. Un esercizio della distanza per vedere il tramonto del presente da lontano”.
LA FINE DEL MONDO
Non si parla d’arte, come si crederebbe, ma, per citare Pasolini, cerca di raccontare La Terra vista dalla luna e anche l’umanità. Naturalmente il collegamento c’è ed è il tema della mostra inaugurale del Pecci che verterà proprio su questo argomento. “Quello che oggi ci appare come senso della fine”, scrive Cavallucci, “è un momento infinitesimale nella curva enorme del tempo e dello spazio. Non è una catastrofe che sconvolge, non un dramma cosmico, ma un semplice cambiamento, una piccola ruga nella dimensione sterminata dell’universo. Un’inevitabile conseguenza delle leggi della fisica e della chimica. Non è la fine del mondo, è solo la fine del “nostro” mondo”. Non è l’unico museo, il Pecci ad avere optato per questa soluzione editoriale. Lo Smithsonian ad esempio, istituzione di Washington DC ha un magazine online omonimo ed anche un canale televisivo. Lo stesso fa il Louisiana Museum of Modern Art con il suo Louisiana Channel, una web tv di altissima qualità che produce e trasmette dei piccoli documentari di livello, che coinvolgono grandi protagonisti della cultura internazionale.
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