Live dalla Triennale Design di Milano. Sempering: al Mudec 8 verbi per piegare la produzione segnica del presente
Ancora verbi per ordinare la realtà del nostro sistema degli oggetti. Dopo le prove di “Neo preistoria – 100 verbi” (a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara) e di “W. Women in Italian Design” (a cura di Silvana Annicchiarico), la XXI Esposizione Internazionale della Triennale continua all’insegna di un nuovo tentativo tassonomico. Al Mudec, […]
Ancora verbi per ordinare la realtà del nostro sistema degli oggetti. Dopo le prove di “Neo preistoria – 100 verbi” (a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara) e di “W. Women in Italian Design” (a cura di Silvana Annicchiarico), la XXI Esposizione Internazionale della Triennale continua all’insegna di un nuovo tentativo tassonomico. Al Mudec, Luisa Collina e Cino Zucchi esplorano le evoluzioni più recenti di oggetti e architetture guardando all’eredità di Gottfried Semper come chiave di lettura del rapporto tra l’inscrizione della tecnica sulla materia e produzione. Il “Sempering” che il titolo della mostra evoca – neologismo scaturito dallo stesso cognome dell’architetto tedesco – sta infatti per “un’azione costruttiva su di un materiale o un componente che lascia una traccia formale significativa nel prodotto finale” e si rifà all’opera “Die vier Elemente der Baukunst” in cui proprio Semper aveva identificato in quattro elementi dell’abitare – il focolare, il tetto, il recinto e il terrapieno – una matrice imperitura dell’architettura.
Applicati all’oggi, i principi costruttivi individuati da Collina e Zucchi sono diventati 8, otto verbi – impilare, intrecciare, plasmare, connettere, piegare, disporre, incidere, soffiare – che fungono da discriminanti per raggruppare e ordinare la selezione di artefatti e architetture, per lo più celebri ma pur sempre con piacevoli incursioni tra lavori meno noti e di nicchia, che vediamo in mostra. Selezionati in maniera pressoché esclusiva nel decennio in corso, i progetti raccontano, ognuno a modo suo, un’interessante applicazione di queste otto grandi famiglie di produzione segnica – quasi implicitamente a ricordare il “Trattato di semiotica generale”? – e ancora una volta sottolineano la centralità della tecnica in una contemporaneità che troppo spesso oggi ci appare soffocata dal primato del “concept”.
– Giulia Zappa
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati