Il gioco serio dell’arte. William Kentridge a Roma
“Il Gioco Serio dell’Arte”, la manifestazione promossa da Il Gioco del Lotto a Palazzo Barberini a Roma, ha visto protagonista l’artista sudafricano. Già sotto i riflettori nella Capitale per l’atteso progetto “Triumphs and Laments”.
UNA CONVERSAZIONE CON KENTRIDGE
Affascinante, eclettico, a tratti comico, a volte grottesco. È questo il William Kentridge (Johannesburg, 1955) che ha animato il quarto appuntamento de Il Gioco Serio dell’Arte, rassegna firmata da Il Gioco del Lotto e giunta alla sua decima edizione. Ospite di Massimiliano Finazzer Flory a Palazzo Barberini, l’artista “ad angolo giro” – come lo ha definito lo stesso Flory – ha parlato diffusamente della sua poetica artistica dove la profondità semantica si colora sempre di tinte sociali.
Kentridge nasce in Sudafrica da una famiglia ebraica. Sin da bambino si confronta giocoforza con le problematiche razziali, rilevandone conflitti ma anche possibili soluzioni. Migranti, il tema della serata, come le migrazioni che l’artista compie passando da una tecnica all’altra. Sono i discorsi che si rafforzano attraverso l’uso di molteplici tecniche o le tecniche stesse ad essere così deboli da non bastare singolarmente a esprimere un concetto? Fatto sta che oggi la migrazione assume connotazioni sempre più ambigue, contraddittorie, politiche, umane.
UN PROGETTO PER LA CITTÀ ETERNA
Straordinario il progetto realizzato per la città di Roma, che verrà inaugurato il 21 aprile di quest’anno. A compendio del ben più articolato progetto multimediale in 8 pannelli realizzato per la città di Milano. Triumphs and Laments si sviluppa in 550 metri, attraverso 80 figure scelte senza rispettare una continuità storica ma narrativa, sebbene contraddittoria. È la storia di Roma, tra luci e ombre. Come nei più grandi capolavori che questa Città Eterna da millenni conserva. Un progetto geo-resistente, che dovrà affrontare le minacce del tempo e difendersi nell’area comunale compresa tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini.
La semplicità, la pulizia, la netta definizione dei contorni e del disegno sottendono a un pensiero complesso, che nasce da profonde riflessioni sul senso della vita e dell’arte. Le figure che aleggiano sulle sponde del Tevere quasi galleggiano sui vecchi muri in pietra, come fantasmi. Una visione totalizzante, quella di Kentridge, che ha come obiettivo vivere e ricercare la bellezza in ogni attimo e in ogni gesto della nostra vita.
Michele Luca Nero
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