Artista e filantropo, è Mark Bradford a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale nel 2017. Avrà un anno per preparare il suo progetto site-specific per Venezia
Sarà Mark Bradford a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 2017. Il Rose Art Museum della Brandels University in collaborazione con il dipartimento di Stato degli Affari legati a cultura e formazione negli Stati Uniti hanno annunciato che sarà l’artista di Los Angeles, classe 1961 a creare una installazione site-specific per uno […]
Sarà Mark Bradford a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 2017. Il Rose Art Museum della Brandels University in collaborazione con il dipartimento di Stato degli Affari legati a cultura e formazione negli Stati Uniti hanno annunciato che sarà l’artista di Los Angeles, classe 1961 a creare una installazione site-specific per uno dei padiglioni nazionali più ambiti al mondo. A curare il progetto Christopher Bedford, direttore del Rose Art Museum, Katy Siegel, curatrice nella stessa struttura e Eugene V. e Clare E. Thaw docenti in arte americana moderna alla Stony Brook University.
Bradford, “cresciuto” al California Institute of Arts, è emerso negli ultimi anni come una figura predominante nell’arte contemporanea americana per la sua pittura astratta, le sue performance, i suoi collages Orbits.
ARTISTA E FILANTROPO
Come segnalato da Artribune nella rubrica “Asta la Vista”, sulle pagine del magazine, è stato negli ultimi anni un vero protagonista delle aste internazionali legate all’arte contemporanea. A renderlo molto amato dalla stampa e dal pubblico è anche la stravagante originalità di alcune sue scelte (il suo studio è ricavato nel salone di bellezza un tempo gestito dalla madre), senza contare il suo impegno filantropico. Insieme a Eileen Harris Norton e al vicino di casa e attivista Allan Dicastro ha, infatti, fondato a Leimert Park il progetto Art + Practice che ha lo scopo di promuovere l’uso dell’arte e di risorse educative per i giovani dai 16 ai 24 anni che vivono fasi di transizione, sottolineando l’importanza delle attività creativa per la trasformazione personale e il cambiamento sociale.
Altrettanto importante è il curriculum vitae di Bradford che vanta mostre in tutto il mondo e partecipazioni illustri alla Biennale di Istanbul nel 2011, alla Carnegie International (2008), alla Biennale di San Paolo e a alla Whitney nel 2006 e così via, senza dimenticare i solo e group show in importanti istituzioni internazionali. In Italia lo abbiamo visto solo nel 2009 nella mostra Mapping the Studio, a Punta della Dogana – Fondazione Pinault. Recupereremo il prossimo anno.
-Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati