Tre artisti commentano il “Campo di falli” di Yayoi Kusama
Louisiana Channel non si è fatta sfuggire l’occasione per celebrare la giapponese Yayoi Kusama, unica artista figurativa presente nella lista appena pubblicata dei cento più influenti dell’anno secondo Time. La donna, ormai di età avanzata, gode di una grande eco mediatica negli ultimi anni. Celebrità di largo raggio come Marc Jacobs, che ha creato una […]
Louisiana Channel non si è fatta sfuggire l’occasione per celebrare la giapponese Yayoi Kusama, unica artista figurativa presente nella lista appena pubblicata dei cento più influenti dell’anno secondo Time. La donna, ormai di età avanzata, gode di una grande eco mediatica negli ultimi anni. Celebrità di largo raggio come Marc Jacobs, che ha creato una linea a lei ispirata per il marchio Louis Vuitton, e la cantante Adele, che ha usato il suo Mare di lucciole come sfondo alla performance dei Brit Awards, sono solo due dei suoi sostenitori.
Il Louisiana Museum of Modern Art ha lanciato una sfida a tre artisti, chiedendo loro di commentare una tra le opere più celebri della Kusama, La stanza degli specchi o Campo di falli (1965-2016). L’installazione, proposta a più riprese nell’arco della sua vita, si presenta come una camera senza confini, dove si riflette l’ospite e il mare di pupazzi “falliformici” a pois stesi sul pavimento. Un’opera che non ha perso impatto negli anni e che anzi sembra conservare intatta la propria efficacia percettiva.
Per Lilibeth Cuenca Rasmussen (classe 1970) immergersi in quello spazio astratto e fisico insieme è un viaggio verso la consapevolezza, ma anche verso la perdita del senso di realtà. Astrid Svangren (classe 1972) invece classifica l’esperienza come ambivalente tra l’infantile e l’intimidatorio, nella strana sensazione simultanea di stasi e movimento verso l’infinito. Alexander Tovborg (classe 1973) infine vive l’opera come frustrante, poiché rende incapace chi la osserva di poter afferrare un io così proteiforme. Nessuna delle tesi sostenute dovrebbe sorprendere comunque la Kusama che vive per scelta dal 1977 in un ospedale psichiatrico di Tokio.
– Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati