Wim e Pina. Ancora pochi giorni per assistere alla prima del nuovo film di Wenders dedicato alla regina del teatro-danza. Intanto, una clip come assaggio
Un film che è un tributo a una straordinaria artista del Novecento, un vero e proprio “monumento” della danza contemporanea. L’attesissimo Pina di Wim Wenders è una intensa celebrazione dell’immensa Pina Bausch, coreografa tedesca scomparsa nel 2009: lei, con il suo talento fatto di ironia e di pathos, di fragilità e potenza, di istinto e […]
Un film che è un tributo a una straordinaria artista del Novecento, un vero e proprio “monumento” della danza contemporanea. L’attesissimo Pina di Wim Wenders è una intensa celebrazione dell’immensa Pina Bausch, coreografa tedesca scomparsa nel 2009: lei, con il suo talento fatto di ironia e di pathos, di fragilità e potenza, di istinto e controllo, ha contribuito a rivoluzionare la ricerca coreutica attraverso il suo Tanztheater, nuova dimensione del linguaggio performativo in cui danza e teatro si coniugano in maniera travolgente. “Dance, dance, otherwise we are lost”: la danza come necessità e come unica possibilità per non perdersi. Il Bausch-pensiero emerge con forza dall’opera del regista, reiterando metaforicamente il senso della domanda cruciale: “Is it Dance ? Is it Theatre ? Or is it just Life ?”. Danzare, come vivere; vivere, per continuare a danzare.
La prima italiana del film, in uscita per il prossimo 4 novembre, è prevista per lunedì 31 ottobre all’interno della sezione Spettacolo/Eventi Speciali del Festival Internazionale del Film di Roma. Con un appassionato e rispettoso omaggio all’opera dell’artista, Wenders utilizza un registro di tipo documentaristico, attraverso brevi dichiarazioni in voice over, che scorrono su degli intensi primi piani di sola espressione. A questo si aggiunge una parte di pura messinscena, in cui profondità e spazi vengono restituiti con grazia e con rigore, anche grazie all’uso della tecnologia 3D.
Le riprese, iniziate nel 2009 e interrotte per via dell’improvvisa morte di Pina, ripresero poco dopo grazie all’insistenza del danzatori del Wuppertaler Tanz-Theater, includendo, come già concordato con l’artista, quattro storiche coreografie della compagnia: Le Sacre du Printemps (1975), Café Müller (1978), Kontakthof (1978; 2000; 2008) e Vollmond (2006).
In attesa del puntuale approfondimento di Alessandra Zanobi e Christian Caliandro, in arrivo su Artribune giorno 1, gustatevi questa piccola clip di anticipazione…
– Helga Marsala
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