Lost In Projection. 38 Témoins
Ricordate “Rashomon”, il fim di Kurosawa in cui ognuno dei personaggi racconta a modo suo un fatto che in teoria sarebbe unico e oggettivo? Ecco, qui è l’esatto contrario: 37 testimonianze collimano in maniera perfetta e… sospetta. Ma la 38esima cambia tutto.
A tarda notte, in un quartiere residenziale di Le Havre, una giovane studentessa viene uccisa a poca distanza dal palazzo in cui vivono il pilota navale Pierre e la fidanzata Luise. Il corpo della vittima, brutalmente accoltellata, viene trovato la mattina seguente in un lago di sangue. Nessuno degli abitanti della zona sembra aver sentito o visto nulla: dell’assassino nessuna impronta, nessun identikit. La polizia raccoglie le testimonianze di 38 persone, quelle che per la posizione delle finestre dei loro appartamenti potevano con più probabilità udire le urla o le richieste di aiuto della vittima, ma nulla sembra emergere, fino a che Pierre, divorato dal senso di colpa, decide di confessare una terribile verità.
Liberamente ispirato al romanzo Est-ce ainsi que les femmes meurent? di Didier Decoin – a sua volta ispirato dall’omicidio della cameriera Kitty Genovese avvenuto a New York nel 1964 – 38 Testimoni colpisce duro, come un atto di accusa generalizzato alla coscienza collettiva. Il regista Lucas Belvaux si discosta decisamente dal genere noir, a cui il film sembra appartenere sin dai primi minuti, per farlo immediatamente virare verso il dramma psicologico. La messa in scena concitata dei primi istanti diviene statica, monotona, ripetitiva. Il delitto, apparente centro della narrazione filmica, non solo non viene risolto, ma diviene funzionale alla rivelazione di un crimine ancora più sconcertante: la pavida indifferenza di un’intera comunità.
È Pierre (un credibile Yvan Attal) il vero centro del film. Il suo senso di colpa, il suo tormento interiore e la paura di perdere se stesso per sempre lo spingono a confessare tutto alla polizia: le urla atroci della giovane vittima lo hanno svegliato di soprassalto quella notte: “Non sono l’unico. Tutti hanno sentito, tutto il quartiere”. Sconfessando le altre 37 testimonianze, Pierre prepara il campo per quella che agli occhi del procuratore a capo delle indagini appare come la drammatica premessa per una denuncia collettiva per omissione di soccorso: “Un testimone che non parla è uno stronzo, 38 si commenta da sé!”.
Ma non ci sarà nessuna denuncia, nessuna accusa, nessun processo. I funerali della giovane ragazza si svolgeranno, con grande partecipazione, nell’ipocrisia generale, tra migliaia di magliette con il suo viso stampato sopra e giganteschi mazzi di fiori. Il film termina con la meticolosa ricostruzione del delitto da parte delle forze dell’ordine: un orribile e realistico teatrino della miseria umana grazie al quale, ancora una volta, le urla strazianti di una giovane donna risuoneranno potentissime per le strade del quartiere.
Giulia Pezzoli
Lucas Belvaux – 38 Témoins
Francia / Belgio | 2012 | 104’ | drammatico
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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