TOKYO BEAT
Ecco il respiro di una mostra, l’estrema imprecisione all’esca di immagini inedite, scatti oscuri e taciturni, notturni di una Tokyo da beat generation. Visi tondi e personaggi di strada in uno streaming di colori, e ombre di chiaroscuri, sotto riflettori e lampioni o luci al neon. Costrutti e artifici di una metropoli sconcertante, preamboli della tradizione giapponese, in un impasto di violenza e poesia. Daido Moriyama (Osaka, 1938; vive a Tokyo) è solito immergersi nella cortina di vicende e odori, dal vociare insolito di viandanti e passeggeri, allo spazio annullato del traffico in sordina. La vita urbana non si ferma, per le strade della capitale giapponese, spasmodicamente i frammenti e i forti contrasti, nonché visuali sfuocate o dettagli messi a fuoco, fanno da sfondo e completano una ricerca fotografica satura di colori lividi in frammentarie esperienze di vita urbana.
SOGGETTI E FRAMMENTI
Il minimalismo delle composizioni fa da contraltare all’astrazione leggera dei soggetti, mai ripresi per intero, essi stessi esaltati a icona di un tipo di sensibilità deposta e amara. Lo sguardo sulla realtà ha un accento entropico e visionario, già protagonista della mostra italiana dedicata all’artista nipponico.
La piccola telecamera del fotografo riprende, mai sazia, sequenze di un’opera titanica, di un racconto inconcluso. La strada offre, come a teatro, molteplici interpretazioni.
Influenze nella sua opera possono ritrovarsi in Seiryū Inoue, Shōmei Tōmatsu, nonché in William Klein, a cui fu associato in una mostra inedita alla Tate Modern Gallery di qualche anno fa.
COLORE E PERCEZIONE
Ma il vero background di sensazioni e immagini sono i personaggi sgranati e refrattari alle regole, quelli alla Jack Kerouac ne I sotterranei, o in Pasto Nudo di William S. Burroughs. Nei viaggi solitari, estenuanti, alla ricerca della messa in discussione della routine, le vie si animano nel cuore di Tokyo, o tra i rivoli di gente nei quartieri di Shinjuku e di Roppongi. L’automatismo delle percezioni è vivo di frenesia e sospensioni agghiaccianti.
“Il colore descrive ciò che incontro senza filtri […] il colore è gentile, riguardoso, come io mi pongo nei confronti del mondo”, afferma l’artista.
È pop il colore essenziale, scelto per raccontare l’aspetto effimero di una Tokyo che va in scena alla Fondation Cartier di Parigi, attraverso un’ampia selezione di scatti in technicolor, appartenenti alla produzione fotografica di Moriyama delle ultime due decadi.
Claudia Brivio
Parigi // fino al 5 giugno 2016
Daido Moriyama – Daido Tokyo
a cura di Hervé Chandès e Alexis Fabry
FONDATION CARTIER
261 Boulevard Raspail
+33 (0)1 42185650
[email protected]
fondation.cartier.com
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