Paul Vecchiali per la prima volta in Croisette a 86 anni
Una vita dedicata al cinema di ricerca e Cannes lo invita a ottantasei anni: abbiamo incontrato Paul Vecchiali sulla terrazza del Palais e gli abbiamo chiesto le sue impressioni.
Ci sono voluti ottantasei anni e più di trenta film a Paul Vecchiali perché Cannes si accorgesse di lui. La proiezione speciale fuori concorso di Le Cancre, relegata in una sala e ad un orario difficile da incastrare con gli altri impegni del carnet festivaliero, sapeva un po’ di burla più che di omaggio. Eppure nella sala il pubblico c’era, pronto a rinunciare a un film del concorso, a una conferenza importante, piuttosto che a lui. Il cinema di Vecchiali, essenziale nella forma e sofisticato nel contenuto, sempre orientato alla ricerca, è un’esperienza scopica tutta singolare che punta sulla tensione emotiva. In Le cancre, dodicesimo della serie catalogata col nome di #antidogma, il racconto diventa frammentario e rapsodico come la memoria del protagonista malato di cancro al cervello che cerca di recuperare gli eventi importanti del suo passato. Rodolphe e il figlio problematico sono i due cardini della storia: sullo sfondo del loro rapporto ambivalente tra la conflittualità e la reciproca dipendenza affettiva c’è il fantasma del passato. Il protagonista ricorda le donne, gli amori, gli incontri casuali e poi Marguerite (Catherine Deneuve), l’amore dell’infanzia mai dimenticato e diventato ossessione della vecchiaia. In un fermentare di suggestioni, nel fluire dei pensieri al ritmo di musiche demodé e ambientazioni camp emerge la profonda sensibilità e la delicata ironia di un cinema sopra le righe che non ha bisogno di orpelli per esistere. Abbiamo avuto il privilegio d’incontrare Vecchiali sulla Terrazza del Palais per farci raccontare le sue impressioni sul festival e chiedergli qualcosa in più sul suo film.
– Federica Polidoro
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