Ancora premi alla GAMeC di Bergamo: Xiaoyu Weng, curatrice cinese under40 si porta a casa il Lorenzo Bonaldi con la mostra Soft Crash
L’VIII edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’arte è stato assegnato. Il riconoscimento è stato ideato dalla GAMeC con il sostegno della famiglia Bonaldi ed è nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi, per sostenere la ricerca di un giovane curatore under 30 ed il suo […]
L’VIII edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’arte è stato assegnato. Il riconoscimento è stato ideato dalla GAMeC con il sostegno della famiglia Bonaldi ed è nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi, per sostenere la ricerca di un giovane curatore under 30 ed il suo progetto di mostra.Quest’anno la giuria composta da Chiara Bertola, responsabile per l’arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia, Venezia, Martin Clark, direttore della Bergen Kunsthalle, Giacinto Di Pietrantonio, direttore, GAMeC, Bergamo e Stefano Raimondi, curatore presso la stessa istituzione, ha scelto la mostra Soft Crash, come “vincitrice” della competizione.
NON UNA MOSTRA SULLA TECNOLOGICA
Il progetto, curato da Xiaoyu Weng, curatrice associata di arte cinese della Robert H. N. Ho Family Foundation presso il Solomon. R. Guggenheim Museum di New York, si materializzerà a Bergamo a partire dal 27 maggio.
Attraverso un allestimento in grado di trasformare lo Spazio Zero della GAMeC in un ambiente suggestivo, coeso e imprevedibile, la mostra accoglie i lavori di quattro artisti e di un collettivo (Yin-Ju Chen, Anthony Discenza, Fabien Giraud & Raphaël Siboni, Diana Thater, Tsang Kin-Wah) ed esamina concettualmente e nella loro configurazione le nozioni di ibrido, imitazione, differenza e ambivalenza di una realtà mediata dalla tecnologia. Soft Crash, però, non è una mostra sulla tecnologia; si riferisce piuttosto alla tecnologia nel suo senso più ampio: la conoscenza di tecniche e processi. Attraverso queste nozioni, la mostra manifesta inoltre il desiderio di collocare pratiche culturali (come gli studi del post-colonialismo) all’interno di una dimensione inter-specie.
–Ginevra Bria
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