Vi avevamo raccontato tempo fa di MyTemplArt, uno strumento per la catalogazione e la documentazione del patrimonio artistico pubblico e privato, ora la tecnologia viene in aiuto anche per quanto concerne la certificazione e la tutela del diritto d’autore delle opere d’arte digitali. Stiamo parlando di Polline Blockchain Mark, il servizio che Polline, galleria d’arte digitale vincitrice del Premio Culturability del 2015, ha trovato nella blockchain – il notaio pubblico internazionale – per la tutela preventiva delle opere d’arte contemporanea. Presentato anche a Venezia nei giorni del vernissage della Biennale di Architettura, il servizio offerto si basa sulla blockchain, un sistema che combina firma digitale e marca temporale: ogni transazione ed ogni operazione di proprietà viene registrata (notarizzata) in una catena di blocchi che rappresenta un registro pubblico, sicuro, affidabile, irreversibile e non corruttibile.
UNA CERTIFICAZIONE “PEER TO PEER”
Questi blocchi registrano tutte le transazioni mondiali della famosa cryptovaluta – il bitcoin – e producono attraverso un meccanismo matematico l’effetto giuridico di attribuire la data e l’ora di formazione del documento informatico. La Blockchain è stata definita da John Naughton al Guardian come “libro mastro incorruttibile di blocchi dati e questi dati possono essere qualsiasi cosa.” La caratteristica principale del modello, dunque, è che il funzionamento non è garantito da un ente centrale, ma ogni singola transazione è validata dall’interazione di tutti i nodi, in modo assolutamente democratico e “peer to peer”.
La marcatura dell’opera, tramite il sistema della blockchain, consente quindi all’autore di prevenire tali violazioni ex ante e di poter intervenire ex post, attraverso l’attestazione della propria paternità.
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