In pochi immaginavano che con la cacciata dei miliziani dell’Isis da parte delle truppe siriane sostenute da raid aerei russi fossero finiti i problemi per il celebre sito archeologico di Palmyra. Ma nessuno probabilmente avrebbe immaginato che gli sviluppi sarebbero stati quelli inquietanti denunciati da uno studioso tedesco durante una due giorni organizzata a Berlino con 170 scienziati, archeologi, architetti, chiamati proprio a studiare le soluzioni per proteggere i siti del patrimonio della Siria devastati dalla guerra.
Palmyra sarebbe in sostanza passata dalla padella nella brace: visto che le spoliazioni nell’antica città sarebbero riprese subito dopo gli ultimi scontri di marzo.
Fin dal 2015 l’archeologo-investigatore Mark Altaweel fu incaricato di mappare la presenza di reperti archeologici provenienti dall’area siriana presso antiquari a mercanti di Londra, scoprendo reperti provenienti dalle rovine di Palmira e Nimrud. Quel che è più grave, quasi paradossale, è che ora sarebbero soldati siriani fuori servizio a condurre scavi illegali e a saccheggiare il patrimonio del sito Unesco. La denuncia arriva da Hermann Parzinger, presidente della Prussian Cultural Heritage Foundation, che al Frankfurter Allgemeine Zeitung ha detto: “la riconquista di Palmyra è stata un’importante vittoria per la cultura, ma questo rende Bashar al-Assad e i suoi sostenitori i salvatori del patrimonio culturale. Anche i soldati di Assad hanno saccheggiato le rovine fin da prima dell’uscita dell’Isis e anche le loro bombe hanno indiscriminatamente colpito colonne e antiche mura, quando questo poteva comportare un vantaggio militare minimo”.
– Massimo Mattioli
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