Pronto il nuovo Fondaco dei Tedeschi di Rem Koolhaas a Venezia: arriva il contestatissimo centro commerciale di lusso sul Canal Grande
Aprirà ad inizio ottobre T – Fondaco dei Tedeschi, ex sede delle poste centrali di Venezia, dal 2008 nelle mani di Benetton, rimodellata dallo studio OMA di Rem Koolhaas
È una delle roccaforti dell’identità mercantile di Venezia, il Fondaco o Fortego dei Tedeschi che dopo un passato come luogo di scambio per i commercianti tedeschi, dogana in epoca napoleonica e, più di recente, ufficio postale centrale, si aggancia alla nostra epoca nella forma di “grande magazzino urbano, capace di mettere in scena una vasta gamma di attività, dallo shopping ad eventi culturali, dagli incontri sociali e alla vita di tutti i giorni”. Così, almeno, lo ha concepito lo studio OMA , artefice di un intervento di ristrutturazione tanto discusso quanto travagliato, nel quale non sono mancate le frizioni con la committenza.
Il testimone passa ora all’architetto britannico Jamie Fobert, firma scelta per gli allestimenti commerciali. Coordinato da Rem Koolhaas, Ippolito Pestellini Laparelli, Francesco Moncada e Silvia Sandor il nuovo edificio raccoglie su tre livelli una superficie di 9.000 metri quadrati, destinati, stando alle prime notizie, a circa 60 boutique. Oggetto di stravolgimenti radicali sul finire dell’Ottocento – arrivati dopo la ricostruzione avvenuta del XVI conseguente ad un incendio – il nuovo Fondaco nelle mani di Koolhaas vorrebbe farsi esso stesso narratore della sua vicenda storica, le cui origini affondano nel 1200.
UN INTERVENTO PALINSESTO
Ciascun intervento messo in campo da OMA è stato infatti annunciato come “uno scavo attraverso la massa esistente, liberando nuove prospettive e svelando la vera sostanza del palazzo ai suoi visitatori, come un accumulo di autenticità”: in questa ottica vanno interpretate le prime immagini diffuse, che di fatto puntano a indirizzare le attenzioni su precise visuali. Ad emergere, la scelta di non occultare gli inserti di epoca recente e mantenere – in pieno stile Koolhaas – la leggibilità anche di specifiche porzioni sia in cemento, mantenuto nella sua integrità, sia in laterizio. Su questa griglia, vanno ad associarsi una nuova gamma di finiture e colori: dall’oro al rosso dell’iconica scala mobile, alle venature del legno, ai rivestimenti bicromi, fino ad una serie di “riapparizioni perse per secoli” tutte da scoprire ad occhio nudo.
UN MONUMENTO PER VIAGGIATORI?
Dichiarato monumento nel 1987, il Fondaco dei Tedeschi non rivela (ancora?) all’esterno i segni di quell’avvenire che ormai lo lega direttamente alla gestione della Dfs -Duty Free Shop, la società titolare dell’affitto, leader nel settore luxury retail e associata al colosso Lvmh. Il destino di questa presenza architettonica, volumetricamente e storicamente di assoluto rilievo, a due passi dal ponte di Rialto, ha rappresentato un argomento spinoso per la cittadinanza, la classe politica, per storici e studiosi: probabilmente continuerà a farlo. Diventerà, come intende evocare la T della nuova denominazione, un richiamo al concetto di “travel”, davvero “un importante meta e un luogo a vantaggio dei turisti e dei veneziani” oppure i locals se ne terranno a distanza?
– Valentina Silvestrini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati