Un summit mondiale a Milano. Per parlare di musei
Immaginate migliaia di operatori museali di tutto il mondo che si incontrano per disquisire di musei e paesaggi culturali. Un sogno che diviene realtà nella 24esima Conferenza Internazionale di ICOM, prevista a Milano dal 3 al 9 luglio 2016. Abbiamo intervistato Alberto Garlandini, presidente del comitato promotore della conferenza per ICOM Italia.
Migliaia di operatori museali si incontreranno per discutere di musei e paesaggi culturali alla 24esima Conferenza Internazionale di ICOM, prevista a Milano dal 3 al 9 luglio 2016. Abbiamo intervistato Alberto Garlandini, presidente del comitato promotore della conferenza per ICOM Italia.
Ospitare la General Conference in Italia è stato frutto di un lungo percorso: ci può raccontare cosa c’è dietro un evento di tale portata?
ICOM è un’associazione internazionale con più di 36imla soci presenti in 140 Paesi. È governata da un executive council di 15 membri, affiancato dall’advisory committee, l’organo rappresentativo che riunisce i presidenti dei 174 comitati nazionali e internazionali, organizzazioni affiliate e alleanze regionali. ICOM valuta con quattro anni di anticipo le candidature dei comitati nazionali a ospitare la Conferenza generale triennale. Milano venne scelta nel giugno 2012 dalla grande maggioranza dell’advisory, che la preferì a Mosca e ad Abu Dhabi.
Nel 2010 proposi a ICOM Italia di lanciare la candidatura di Milano perché ero convinto che organizzare la conferenza in Italia avrebbe aiutato ad accrescere il ruolo della museologia italiana nella comunità professionale internazionale. Grazie anche all’entusiasmo suscitato dal successo della candidatura di Milano, in pochi anni l’Italia è diventata la quarta nazione per numero di rappresentanti negli organi dirigenti di ICOM International. Vi era un altro motivo che mi spinse nel 2010 a proporre la candidatura italiana: Milano era la città che nel 2015 avrebbe ospitato Expo e prevedevo che Expo sarebbe stato un successo, avrebbe aumentato la visibilità di Milano e migliorato la sua dotazione infrastrutturale e la sua offerta culturale e turistica. Così è stato, e ora ICOM 2016 può far tesoro degli investimenti fatti in città per Expo e, in continuità con Expo, manterrà viva la presenza e l’attrattiva culturale di Milano e dell’Italia nello scenario internazionale.
Il tema dei paesaggi culturali è di grande attualità: come verrà trattato durante la conferenza?
La percezione e il significato di paesaggio cambia da un Paese all’altro e da una lingua all’altra, in rapporto al diverso retroterra storico e culturale. In alcune lingue la parola paesaggio addirittura non esiste. Parliamo di “paesaggi” al plurale perché la diversità è la prima caratteristica dei paesaggi. Abbiamo aggiunto l’aggettivo “culturale” perché i paesaggi sono una creazione dell’uomo, il risultato di una costante interazione tra esseri umani e natura. I paesaggi sono in continua evoluzione e, al di là delle loro tradizionali rappresentazioni, sono il contesto in cui gli esseri umani vivono giorno per giorno. I riferimenti teorici di ICOM sono i World Heritage Cultural Landscapes di Unesco, la Convenzione europea su Paesaggio approvata a Firenze nel 2000 e la Convenzione del Consiglio d’Europa sul Valore del patrimonio culturale per la società approvata a Faro nel 2005.
Nel luglio 2014 ICOM Italia iniziò la discussione sul tema della conferenza e approvò la Carta di Siena, un documento che sintetizza la riflessione italiana: “Il paesaggio italiano è il Paese dove abitiamo ed è parte costituente della nostra identità”. Crediamo che l’Italia sia uno dei Paesi ideali per discutere delle responsabilità dei musei nei confronti dei paesaggi, del territorio e del patrimonio culturale e naturale che li circondano e di cui sono espressione. Non solo e non tanto perché i paesaggi italiani sono stati visitati e descritti per secoli e mantengono il loro fascino pur nelle trasformazioni continue che hanno subito. Quanto piuttosto perché, come Andrea Emiliani ha scritto con lungimiranza a partire dagli Anni Settanta, la museologia italiana si caratterizza proprio per la sua continua riflessione sul complesso di relazioni materiali e immateriali che legano i musei e le collezioni alle loro comunità e al loro contesto territoriale.
Fra i keynote speakers vediamo un artista, un premio Nobel, un economista, un architetto e una leader culturale: perché queste scelte?
I keynote speakers della conferenza – Christo, Orhan Pamuk, David Throsby, Luigi De Lucchi e Nkando Luo – sono personalità di alto profilo, hanno background ed esperienze di rilievo internazionale, sono portatori nelle loro professioni di innovazione e creatività. Per questo abbiamo chiesto loro di confrontarsi con il tema della conferenza e di raccontare quanto della loro esperienza e del loro pensiero può essere di insegnamento ai professionisti museali per meglio affrontare le sfide globali del nostro tempo. Questa apertura al contributo delle altre professioni culturali simboleggia anche l’interdisciplinarità e l’interculturalità del lavoro museale e l’apertura al nuovo e al diverso che è nel Dna di ICOM e della comunità museale.
Cosa significherà per gli operatori museali italiani partecipare alla conferenza?
Partecipare a una Conferenza generale di ICOM è un’esperienza unica dal punto di vista sia professionale sia personale. In pochi giorni si incontrano migliaia di colleghi di tutto il mondo, si scambiano idee ed esperienze, si costruiscono progetti e reti di collaborazione, si tessono nuove relazioni. Si impara dalla museologia internazionale e si portano i propri contributi all’attenzione del mondo. La Conferenza di Milano sarà anche una grande occasione per meglio valorizzare la bellezza e il valore dei nostri musei, dei nostri paesaggi, del nostro Paese, al di là degli stereotipi e delle banalità dei percorsi del turismo di massa.
Quale auspica che sia l’eredità di questo importante evento per l’Italia dei musei?
Al termine della conferenza, l’Assemblea generale di ICOM approverà la Dichiarazione di Milano, una risoluzione che individuerà i nuovi impegni sociali dei musei verso i paesaggi culturali e le comunità. Lavoriamo anche per ottenere un altro risultato: aumentare la consapevolezza dei nostri concittadini e governanti sul fatto che i musei, il patrimonio culturale, la cultura e l’educazione sono una priorità per il nostro paese e un investimento per un futuro migliore. Per questo il 3 luglio, primo giorno della Conferenza, sarà la festa dei musei italiani con l’apertura gratuita e l’organizzazione di eventi speciali. La festa dei musei rappresenta il benvenuto italiano ai colleghi di tutto il mondo e un simbolico incontro con i nostri cittadini.
Simona Caraceni
http://network.icom.museum/icom-milan-2016/
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