La Collezione La Gaia va in mostra. A Cuneo
A Cuneo ha appena aperto i battenti una mostra dedicata alla Collezione La Gaia. Il percorso, di sole proiezioni, dal titolo “Moving Tales”, invade con immagini in movimento il Complesso Monumentale di San Francesco. Firmano i video, tra gli altri, William Kentridge, Alfredo Jaar, Regina José Galindo, Marina Abramović, Adrian Paci…
“Si trattava di seguire un’idea che è appunto quella del racconto, ma non inteso strettamente come narrazione tradizionale”, sottolinea la curatrice Eva Brioschi, “piuttosto un racconto inteso come molteplicità di suggestioni per immagini, capaci di descrivere, trasmettere, ispirare sensazioni, stati d’animo, riflessioni, sia attraverso una sequenza di pochi frame che attraverso opere più articolate”.
Una rassegna di trenta artisti internazionali, rappresentati da un lavoro ciascuno, proiettato lungo la navata centrale della Basilica sconsacrata di Cuneo, sino a occupare le cappelle laterali con le loro opere video. Sono questi gli ingredienti di Moving Tales, la mostra dedicata alla Collezione La Gaia, frutto della passione per l’arte di Bruna e Matteo Viglietta, coltivata fin dagli Anni Settanta.
Il progetto espositivo utilizza un allestimento distribuito lungo la grande navata centrale, le due navate e le sette cappelle laterali che formano il Complesso Monumentale di San Francesco. In un percorso che identifica il video come racconto in differenti declinazioni, tra proiezioni, installazioni e postazioni di visione ad hoc, per permetterne una fruizione il più possibile diretta. “La chiesa di S. Francesco è un ambiente molto bello, maestoso ma nello stesso tempo raccolto. Ci ha spinti a selezionare opere particolarmente intense a livello di partecipazione emotiva”, racconta la curatrice, alla quale abbiamo posto alcune domande.
Come si conformano i Moving Tales gli uni con gli altri?
Eva Brioschi: I racconti per immagini sono costituiti da un loop della durata di 1 secondo (Mircea Cantor); racconti mimati dal volto dell’artista o di un performer (Bas Jan Ader, Viola); racconti sublimati nella sola presenza scenica del corpo dell’artista (Abramović); racconti che coinvolgono la storia di un popolo intero e diventano un’arma di denuncia sociale (Chieh-Jen, Sierra, José Galindo); racconti in cui l’artista usa e abusa del suo corpo, ma nello stesso tempo utilizza l’obiettivo come lo specchio d’acqua di Narciso (Hincapié, Hill, Grigorescu, Trockel); racconti surreali (Di Martino), ma proprio per questo universali (Alimpiev, Jonas); racconti che sono insieme un esercizio e un’analisi sul mezzo video (Semper, Migliora, Export, Wasko); racconti che diventano perfetti congegni narrativi corredati da immagini evocative, capaci di condensare più livelli di lettura in un’unica e maestosa orchestrazione spazio-temporale (Paci, Kentridge); racconti che sono poesie per immagine (Wolfson, Giletta); ironici dialoghi con lo spettatore (Gordon); racconti che utilizzano immagini di repertorio e intervengono su di esse per imbastire un meta-testo e farle significare altro da sé (Bismuth, Jones); racconti in cui il gesto diventa segno significante (Maiolino) e il corpo scultura (Mendieta); racconti costruiti attraverso la negazione stessa del linguaggio in un balbettio preverbale (Breitz); racconti che mescolano cultura alta e bassa, finzione e realtà (Horowitz); racconti che nell’intenzione dell’artista condensano in un gesto, un aneddoto, un esercizio fisico, una vasta gamma di sensazioni e suggestioni (Jaar).
Il materiale a disposizione era molto, ma dovevamo anche fare i conti con il formato del video (4:3 o 16:9) e con le specifiche installative richieste dai singoli lavori.
Come avviene la fruizione?
Eva Brioschi: Alcuni video non hanno sonoro, quelli che ne dispongono sono dotati di cuffie nelle postazioni lungo la navata centrale, e di campane che concentrano perfettamente il loro raggio d’azione nelle laterali, scendendo come docce sonore sullo spettatore. Nelle cappelle invece è stato più facile, per ovvie ragioni architettoniche, dare maggiore raccoglimento al sonoro.
Sinceramente, invece, non mi sono posta il problema di fornire un’immagine unitaria della collezione attraverso la selezione delle opere. La Collezione La Gaia è una collezione rinomata a livello mondiale e, se c’è una cosa che tutti le riconoscono, è proprio una specificità “caratteriale”, data dal fatto di essere il frutto dell’amore sincero e appassionato di due persone per le opere che hanno via via collezionato nel corso dei decenni.
Sono certa che sguardi attenti sapranno cogliere questa specificità come un filo rosso che unisce i lavori in mostra, un minimo comun denominatore riconoscibile nella capacità di queste opere di comunicare in maniera immediata con lo spettatore, parlando alla sua mente, ma anche al suo stomaco.
Come si è modificata nel tempo la scintilla che ha dato inizio alla raccolta?
Bruna e Matteo Viglietta: Come tutte le cose anche il gusto cambia. Non c’è stato un cambiamento radicale, ma attraverso la conoscenza e la pratica quotidiana dell’arte abbiamo affinato il nostro gusto e trovato una dimensione tutta nostra, senza mai però perdere la freschezza del nostro sguardo. Che è sempre spinto da un istinto innato, crediamo, e personalissimo.
Da collezionisti, come replichereste a chi dovesse contestare l’immaterialità dell’opera nei confronti delle video/performing arts? Avete mai commissionato progetti video o partecipato alla composizione di un lavoro? Esistono giovani, giovanissimi videoartisti che vi incuriosiscono?
La videoarte non è immateriale, anche se le opere video sono soggette a diverse modalità di presentazione e formalizzazione. Ormai le immagini in movimento fanno parte del nostro quotidiano, il digitale imperversa in tutti gli ambiti della nostra vita, anche i porta-fotografie sono ormai degli apparecchi su cui scorrono file caricati su un hardware, quindi non resta che rimanere al passo coi tempi.
I nostri video-artisti preferiti li seguiamo da quando erano giovani, quelli sì, ma adesso non sapremmo elencare giovanissimi artisti che fanno video: anche quelli che utilizzano questo mezzo espressivo non si limitano a esso.
Potreste esprimere al pubblico un augurio, un pensiero oppure una chiave di lettura che accompagni il percorso di Moving Tales?
Bruna e Matteo Viglietta: L’unico consiglio che ci sentiamo di dare è di lasciarsi andare al flusso delle immagini, seguire il proprio istinto e il proprio gusto, le suggestioni che il caso e le attitudini personali faranno emergere. E poi di non avere fretta!
Ginevra Bria
Cuneo // fino al 28 agosto 2016
Moving Tales – Racconti in movimento
a cura di Eva Brioschi
artisti: Marina Abramovic, Bas Jan Ader, Victor Alimpiev, Pierre Bismuth, Candice Breitz, Mircea Cantor, Chen Chieh-jen, Rä Di Martino, Valie Export, Regina José Galindo, Ugo Giletta, Douglas Gordon, Ion Grigorescu, Gary Hill, María Teresa Hincapié, Jonathan Horowitz, Alfredo Jaar, Joan Jonas, William E. Jones, William Kentridge, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Marzia Migliora, Adrian Paci, Ene-Liis Semper, Santiago Sierra, Rosemarie Trockel, Bill Viola, Ryszard Wasko e Jordan Wolfson
COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN FRANCESCO
Via Santa Maria 10
0171 634175
[email protected]
www.comune.cuneo.gov.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/54329/moving-tales-racconti-in-movimento/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati