Una riscrittura giapponese del De rerum natura
Al Napoli Teatro Festival Italia è andato in scena il nuovo lavoro di Shiro Takatani e dei Dumb Type, una riscrittura del “De rerum natura” di Lucrezio. Paragonabile a un poema visivo e musicale di intensa allusività, privo di una struttura narrativa, “ST/LL” fornisce allo spettatore immagini assolute di temporalità, che prospettano, attraverso giochi visivi e illusioni, una riflessione sul rapporto tra uomo e tecnologia. Una visione del sublime in chiave giapponese.
IL GIAPPONE A NAPOLI
Tra geometrie e parallelismi si decide l’immaginario di ST/LL di Shiro Takatani, direttore artistico e membro fondatore dei giapponesi Dumb Type, al teatro Politeama di Napoli all’interno del Napoli Teatro Festival Italia. Sono forme, moduli, geometrie, parallelismi, vuoti e assenze, ombre e proiezioni di luci, astrazioni. E nebbia… ST/LL è una “riscrittura visiva e musicale” del De rerum natura lucreziano, le cui immagini emanano un’eco che risuona a distanza di tempo. Le forchette e le mele, i piatti e i bicchieri della tavola imbandita nella prima scena si equivalgono ai commensali: l’equiparazione è suggerita dai primissimi piani sulle forme circolari delle stoviglie riprese da una spidercam, e proiettate su uno schermo. E come cadono e rimbalzano nello spazio mucchi di forchette e di chiavi nella casualità degli scontri che creano la vita, così le forme dei ballerini racchiusi da linee in sovrapposizione rimandano a un immaginario di reti a cui l’essere umano non si sottrae.
ACQUA E MISTERI
La scenografia è minimalista, semplici e essenziali sono anche i movimenti dei ballerini e la musica di Ryuichi Sakamoto e del giovane e talentuoso Marihiko Hara. Il pavimento d’acqua che occupa la scena ricorda il giardino d’acqua del museo di Sagawa, sul lago di Biwa, dove, nel 2012, Shiro Takatani ha creato la video istallazione Planar Sound System. L’elemento acquatico è preponderante: l’acqua allude al trascorrere del tempo nella diversità dei suoi stadi, nei cerchi che si allargano quando vi è gettato un sasso, nella costanza dei suoi flussi, ma l’acqua rimanda anche ai primordi della vita sulla Terra, alla vita e ai suoi misteri.
In ST/LL nulla è lasciato ai sentimenti, se non alla sensazione di enigmatico e di assoluto che proprio la dimensione del tempo contiene. Non ricordi, ma immagini assolute di temporalità. Al mistero contribuiscono anche canzoni e parole incomprensibili (in ainu, la lingua dell’antica popolazione di Hokkaidō e in una lingua bambina e inventata, “la lingua di Misako”), e l’uso, in una delle ultime scene, della spidercam che, nell’atto di circondare gli avvitamenti di una ballerina, suggerisce l’imprescindibilità del rapporto tra uomo e tecnologia.
DA LUCREZIO A TAKATANI
C’è tutto Takatani in ST/LL. Il legame con La Chambre Claire e Chroma si dispiega nel gusto giapponese un po’ gotico per il perturbante, mentre l’acqua e la nebbia ricordano la collaborazione con Sakamoto di LIFE – fluid, invisible, inaudible…, e il trascorrere dei fasci di luce o lo sfaldarsi dell’immagine in linee rimandano ai primissimi lavori dei Dumb Type. Ma forse mai come con ST/LL si rende chiaro quanto il luogo di un allestimento possa contribuire a creare l’atmosfera di uno spettacolo. Se l’oscurità del fondale e le dimensioni maestose della Biwako Hall (ospite della prima in Giappone, a gennaio) creavano addirittura un sentimento di sublime, gli spazi più ristretti e lo sfondo del muro scrostato del teatro Politeama sostituiscono il sublime con una sottile vena di lirismo. È bello pensare che l’antico poema latino della natura possa parlare a un artista del Giappone e del Ventunesimo secolo, e possa suggerire che in quella natura fermata da Shiro in fotogrammi sia contenuto il mistero dei nuclei impazziti di Fukushima. Sulla contemplazione di una spiaggia deserta e di un mare grigio-celeste si spengono le luci.
Daniela Shalom Vagata
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