La pelle di Alexander McQueen ricreata in laboratorio col DNA. Per farci delle borse
Una studentessa inglese estrae DNA dai capelli del celebre stilista morto nel 2010, e lancia il progetto Pure Human. Anche per sollevare l'attenzione sulle lacune legislative che le consentono di farlo
Capita a volte di leggere, con riferimento ad un’opera postuma o comunque non creata direttamente dal suo ideatore, che la stessa contenga il DNA dell’autore: un artificio dialettico che vuol intendere che l’opera ne rispetta i dettami, lo stile, gli intendimenti. Ora però potrà capitare di leggere l’affermazione in senso letterale: dopo che Tina Gorjanc, una studentessa del prestigioso Central Saint Martins College di Londra, ha annunciato che produrrà una serie di accessori realizzati in pelle umana, ottenuta dal DNA di una persona scomparsa. E non si tratta di una persona qualsiasi, bensì di Alexander McQueen, la star del fashion britannico – anch’egli allievo del Central Saint Martins – scomparso a soli 40 anni nel 2010, ma ancora molto presente nell’immaginario collettivo inglese.
GRAVI LACUNE LEGISLATIVE
Una provocazione? Certo la componente concettuale nel progetto chiamato Pure Human – per ammissione della stessa studentessa – è molto forte: ma si basa su un fondo di assoluta verità. La Gorjanc ha incaricato un laboratorio di estrarre DNA di McQueen da alcuni suoi capelli, che lo stilista aveva inserito nelle etichette della sua prima collezione, Jack the Ripper Stalks His Victims; e da questo DNA tramite una coltura cellulare sono stati sintetizzati tessuti cutanei geneticamente appartenenti a McQueen, che intende utilizzare per creare borse e accessori, di cui ha esposto dei prototipi realizzati con pelle suina alla mostra di fine corso. Non manca un forte accento provocatorio, mosso dalle lacune legislative in materia genetica: “Se uno studente come me è in grado di brevettare un materiale estratto dalle informazioni biologiche di Alexander McQueen, e nessuna norma è in grado di fermarmi”, ha dichiarato Tina Gorjanc, “possiamo solo immaginare quello che grandi aziende con notevoli finanziamenti potrebbero fare in futuro in questo settore“.
– Massimo Mattioli
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