Nuove frontiere del Poster. A Varsavia
Poster Museum, Varsavia – fino al 25 settembre 2016. Una corposa selezione di poster e un notevole lavoro di documentazione caratterizzano la venticinquesima Biennale di Poster, presso il più antico museo al mondo dedicato a questa disciplina. Un’opportunità di fare il punto della situazione su questa tecnica, e su come si sia adeguata al corso dei tempi.
UN’ARTE SOTTOVALUTATA
Non è scontato approcciare un tema come quello dell’arte del poster. La grafica d’arte, di per sé spesso screditata, fatica ancora innegabilmente a trovare spazio nella grande famiglia delle arti visive. Ci sono tuttavia Paesi in Europa – e in particolare nell’Europa centro orientale –, dove questa attività è comune, e il fare poster è una pratica artistica di tutto rispetto, insegnata in accademia, e non di rado omaggiata da istituzioni con importanti mostre e retrospettive, al fine di celebrarne i risultati più sorprendenti, di oggi come di ieri.
Tra queste realtà europee la Polonia è sicuramente quella che, a guardare indietro, è riuscita ad eccellere nel corso dei decenni, con artisti tra i più apprezzati in questo ambito: a partire dagli Anni Cinquanta, la scuola di poster polacca è riuscita a combinare l’estetica propria della pittura con la sinteticità linguistica tipica della grafica d’arte. Gesto pittorico, qualità meticolosa delle linee, e l’uso di colori vibranti, oltre che un’innegabile conoscenza della storia dell’arte trasposta nelle composizioni, hanno contraddistinto l’attività di autori come Wojciech Fangor, Henryk Tomaszewski o Jan Lenica. In questo modo i poster polacchi sono stati in grado di affermarsi in tutto il mondo con un carattere unico e distintivo, allontanandosi dal fatto di essere opera di solo design e di pubblicità e attestandosi su risultati artistici autonomi e degni di considerazione.
L’EVOLUZIONE DEL POSTER
La venticinquesima Biennale di Poster, allestita presso il Poster Museum di Varsavia (il più antico museo dedicato a questa disciplina), si propone come un interessante momento di riflessione sull’identità del poster oggi, a cinquant’anni di distanza dalla prima edizione dell’evento, tenutasi nel 1966. Curata da David Crowley, professore presso la Royal College of Art di Londra, The Poster Remediated è una sorta di retrospettiva sull’evoluzione del poster in questo mezzo secolo, con un’angolazione storica che abbraccia alcuni tra gli eventi più significativi di questi decenni, sottolineando come, nel corso del tempo, il poster abbia via via assunto funzioni comunicative ben precise.
Sulla base di queste premesse, e considerando la necessità di fronteggiare la massiccia mole di materiale documentaristico, il percorso della mostra è stato suddiviso in micro sezioni, con strutture in legno che frazionano l’allestimento, invitando l’osservatore a passeggiare all’interno di ogni singola galassia storica, saltando da un evento all’altro: dalla guerra del Vietnam alla dissoluzione del blocco sovietico, dalle contestazioni di Occupy Wall Street a eventi di cronaca ancor più recenti – e spesso non del tutto storicizzati – come la rivoluzione contro il presidente Janukovyč in Ucraina nel febbraio 2014. In ognuno di questi episodi, e in molti altri, la mostra punta a definire quale fosse la funzionalità mediatica del poster, e come questo sia stato utilizzato dai protagonisti della storia contemporanea.
L’EFFETTO CHARLIE HEBDO
Tra le varie sezioni spiccano quella dedicata a Charlie Hebdo, e alle proteste messe in atto dal gruppo femminista Femen dal 2008 a oggi.
Nel primo caso la mostra si concentra sulla risonanza mondiale dello slogan “Je suis Charlie”. Questa frase, twittata per la prima volta in seguito agli eventi terroristici in Francia lo scorso anno, con il drammatico attentato alla sede della rivista satirica francese, in pochi minuti si è diffusa sul web, divenendo in brevissimo tempo asserzione unanime a favore della libertà di espressione. Dopo poche ore il messaggio era già trasportato in formato grafico dall’artista Joachim Roncin: una scritta bianca su fondo nero, immediatamente pubblicata sulle prime pagine dalle riviste di tutto il mondo. Ma l’uso più efficace di questo slogan è stato messo in atto dai cittadini che, dopo aver scaricato il formato digitale del file e averlo stampato, lo hanno esposto di propria iniziativa durante veglie e dimostrazioni pacifiche.
Ecco allora che la modalità del poster si è incontrata con i nuovi mezzi di comunicazione, accogliendo la sfida e adeguandosi ai tempi, e amplificando in modo eccezionale la possibilità di fruizione del suo messaggio.
IL BODY-POSTER
Ma la forma forse più provocativa tra le molte evoluzioni della tecnica del poster è stata quella adottata dal gruppo femminista Femen, emerso in Ucraina nel 2008, e che oggi conta decine di gruppi affiliati in Europa e America. Contestando il sessismo e schierandosi a favore dei diritti sociali, le componenti del gruppo scrivono slogan sul loro corpo nudo, mostrando i seni, creando quello che loro stesse hanno denominato “body-poster”. La natura drammatica e allo stesso tempo spettacolare delle loro performance, così come il sex appeal delle attiviste, assicura la circolazione delle immagini dei loro corpi su internet e sui media di tutto il mondo, espandendo con grande efficacia la risonanza dei loro messaggi.
Attraverso simili e altri espedienti, tutti ben documentati dalla mostra, la tecnica del poster è stata capace di uscire dai suoi formati tradizionali, incontrando l’osservatore sul terreno della contemporaneità.
Alex Urso
Varsavia // fino al 25 settembre 2016
The Poster Remediated
a cura di David Crowley
POSTER MUSEUM
Ul. Stanisława Kostki Potockiego 10/16
+48 (0)22 8582437
www.postermuseum.pl
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