Tra Zuckerberg ed Eco. L’editoriale di Lorenzo Taiuti
Di realtà virtuale parlava qui Paolo Nori giusto un paio di giorni fa. E restiamo sul tema anche oggi. Il punto di vista è però quello di Lorenzo Taiuti, che ai nuovi media dedica da molti anni libri e saggi. E qui trovate una serie di spunti di riflessione per i vostri pomeriggi, siano essi vacanzieri o lavorativi.
GOOGLE GLASS E LA FANTASCIENZA ANNI CINQUANTA
Riparte periodicamente la ricerca di una soluzione che permetta la visione 3D a 360 gradi. Mentre i Google Glass con il loro design leggero e poco impegnativo (e costosissimo) non sembrano conquistare il pubblico, i nuovi modelli presentano le stesse caratteristiche dei primi tentativi di realtà virtuale in stile Sci-Fi Anni Cinquanta. Pronti a una discesa sulla superficie di Marte o a individuare il mostro alieno disceso invisibilmente sulla terra. E cioè praticamente la vecchia televisione applicata al viso.
Ma perché non lavorare maggiormente (per quanto riguarda la televisione e il cinema) con schermi sovrapposti e distanziati per ottenere l’effetto voluto? E perché non si lavora di più sull’ologramma?
ZUCKERBERG COME MADRE TERESA?
Intanto Mark Zuckerberg è decisissimo a diventare il “super-buono” della scena digitale, dopo essere stato in questi anni il più spregiudicato personaggio, classico “Wolf of Wall Street” pronto a divorare tutto. Improvvisamente vuole essere santificato dalle sue opere di beneficenza come prima di lui Bill Gates. E decide di investire nel mondo, unificando le grandi aziende della comunicazione nel “generoso tentativo” di creare un uso del web anche nelle nazioni più sperdute.
Attenti a Facebook, tribù Papua e nomadi Bedù! Tutto il mondo preindustriale o comunque tecnologicamente arretrato avrà la sua connessione col pianeta, un altro importante passo avanti nella globalizzazione. Tutto il mondo online. Ma a quale prezzo? A profitto di chi? “Molti denti ha il pescecane, ma un coltello ha Macki Messer” (Kurt Weill & Bertolt Brecht, Ascesa e caduta della città di Mahagonny).
UMBERTO ECO CONTRO I TECNO-FETICISTI
Nel mentre, ci ha lasciati Umberto Eco: è stato una figura straordinaria di cui non si vede la possibilità di rimpiazzo in Italia. È stato il primo a utilizzare il computer come data bank enciclopedico. Proprio come Wikipedia oggi. E si è spesso spazientito davanti ai tecnofeticisti che abbracciano entusiasti tutte le forme del web, fino a inveire contro Twitter e più in generale contro la vasta possibilità di menzogna della Rete.
Avrebbe dovuto essere coinvolto in grandi progetti digitali. Non è stato fatto. Un’occasione persa.
IL GRANDE GIOCO DELLE SPIE
Intanto “il nemico vi ascolta”, come diceva il famoso slogan dell’ultima guerra. Il problema è che non sappiamo più chi sia amico o nemico. Lo spionaggio telefonico su personaggi politici o industriali è ormai di una vastità terrificante.
Angela Merkel è sorvegliata da prima di diventare una figura di rilievo e, a quanto sembra, lo sono praticamente tutti quelli che contano qualcosa. Il colpevole è sempre indicato nell’intelligence americana. Ma tutti certamente spiano tutti.
Chi spia chi nel meno conosciuto mondo dell’intelligence italiana?
Lorenzo Taiuti
critico di arte e media
docente di architettura
università la sapienza di roma
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati