La Baviera, Ludwig II e Michael Jackson
I tre castelli costruiti da Ludovico II di Baviera nel XIX secolo sono un affare che coinvolge ogni anno centinaia di migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Impressionante la presenza di asiatici, tutti ordinatamente indirizzati da una capacità organizzativa, quella tedesca, che appare senza falle. Ma cosa li distingue da Disneyworld?
LA BAVIERA, LA JIHAD E TRE CASTELLI
I tre castelli costruiti da Ludovico II di Baviera sono veri: niente a che vedere con Gardaland o Disneyworld, ma il paragone viene spontaneo. In realtà, la Baviera funestata lo scorso mese dagli attentati del franchising jihadista qui non appare nemmeno lontanamente sgualcita da quanto è successo. La sicurezza è discreta: c’è, ma non se e avverte la presenza.
La leggenda di Ludwing è nota. Da noi è stato reso celebre dal film diretto da Luchino Visconti nel 1973. Ludwing era nato in un castello a Monaco e morì in circostanze misteriose nel lago di un altro castello dove era stato “ricoverato” (in realtà imprigionato) per infermità mentale. Ma la vicenda del monarca bavarese è inseparabile non da questi, ma da altri tre castelli fatti costruire nell’arco di ventidue anni, nessuno dei quali concepito come edificio di rappresentanza per il cerimoniale di corte, né come casa per la famiglia reale.
La residenza estiva di Linderhof, in stile rococò, è il più piccolo dei tre. Terminata nel 1874, è un omaggio ai Borboni di Francia. Qui Ludwing, indossando abiti appartenuti ai re della dinastia francese, conversa con fantasmi di Luigi XIV e Luigi XV passeggiando per le stanze di castello e si fa imbandire tavole dove cena da solo, ma vengono servite portate anche ai sovrani presenti solo nella sua fantasia. Il castello di Neuschwanstein, che pare abbarbicato su una nuvola e sembra aver fornito l’ispirazione per il castello de La bella addormentata nel bosco di Walt Disney, sorge invece tra montagne coperte di magnifici boschi di fronte a un lago alpino. L’ultimo, quello di Herrenchiemsee, concepito come un’immensa quinta teatrale dove aleggia il fantasma di Luigi XIV, è il modello sognato di monarca assoluto. Frustrato dal dover rispondere a una Costituzione che ne imbriglia i sogni, Ludwig lo fece costruire a somiglianza di Versailles, ma ancora più grande, sull’isola del omonimo lago. Anche questo come il precedente non venne mai terminato a causa di una tragica mancanza dei fondi necessari ma non concessi dal parlamento bavarese.
LUDWIG II E RICHARD WAGNER
Ad alimentare la leggenda di questo monarca, assurto al trono a diciotto anni e subito divenuto depresso e megalomane, c’è un altro elemento: la sua passione per la musica e il teatro di Richard Wagner. In Ludwig il musicista inseguito dai debitori trova la salvezza economica: ne approfitterà in ogni modo, almeno sino a quando Ludwig smetterà di considerarlo “il migliore tra gli amici” per aver scoperto della relazione che il compositore intrattiene con Cosima Von Bulow, la moglie del direttore d’orchestra che dirige le prime delle sue opere.
Ludwig non si sposerà mai e l’unica compagnia femminile che tollera è quella di Sofia Carlotta, appassionatissima melomane pure lei. Sofia Carlotta è la sorella minore di Sissi, l’imperatrice d’Austria, e Ludwig con un colpo di testa mette in piede un fidanzamento per non perdere la possibilità di ascoltare insieme la musica di Wagner. A preparativi di matrimonio già avvenuti, tutto va a monte. La compagnia femminile non fa per lui.
Con il padre Massimiliano II e la madre Maria di Prussia, Ludwig 16enne assiste alla prima del Lohengrin, che diventerà per lui una vera ossessione. Costruendo il cortile superiore del castello di Neuschwanstein, Ludwig si ispira alle scenografie del secondo atto di quest’opera. Mentre lo Studio del Re al terzo piano, le pitture murali della Sala dei Cantori e la Grotta di Venere fanno riferimento al Tannhauser. Nelle altre sale fa dipingere affreschi con riferimenti ai Maestri cantori di Norimberga e alla leggenda di Parsifal. Le decorazioni della Sala del Trono sono invece interamente dovute alle sue fantasie: al suolo, mosaici in stile greco-romano disposti a ruota secondo una dinamica buddista; alle pareti, gesta di sei re medioevali divenuti santi; nell’abside, Gesù, San Giovanni Battista e la Madonna su foglia d’oro.
Mentre i suoi castelli crescono, Ludwig è sempre più isolato: dorme di giorno e veglia la notte, pranza e cena su un tavolo da pranzo semovente rifornito tramite un sistema di carrucole dalle cucine sottostanti, senza che la servitù entri a disturbarlo.
NEUSCHWANSTEIN E NEVERLAND
La vicenda di Ludovico II di Baviera non può non ricordare quella di un altro eccentrico e paranoico come Michael Jackson. Morto insieme al suo medico personale in circostanze oscure la notte seguente la sua deposizione, il primo. Sopraffatto dai medicinali somministratigli dal suo medico personale, il secondo. Adorato dai suoi sudditi, a cui appariva come l’incarnazione fiabesca della sovranità – era alto, elegante, giovane e bello – nonostante la sua evidente incapacità di governare, Ludwig. Idolatrato per i suoi straordinari talenti di musicista e danzatore, Jackson.
Vittime per tutta la vita di maldicenze e false accuse. Chiacchierati per matrimoni andati a monte o appositamente costruiti per alimentare l’immagine pubblica: la sorella dell’imperatrice Sissi e la figlia di Elvis Prisley. The King of Pop divenuto un’icona visiva con giacca nera, pantaloni attillatissimi e guanto unico bianco, Ludwing condividendo la sua ossessione per la mitologia germanica con il Volk, il “popolo” a cui era capitato di averlo per sovrano. Sul finire della loro vita, entrambi sempre più soli, paranoici e carichi di debiti. Volontariamente recluso in un ranch da 2.700 acri il musicista, in castelli mai terminati il sovrano.
LUDWING II E ADOLF HITLER
Ma una differenza sostanziale forse c’è: i talenti artistici di Michael Jackson erano innati e tutto sommato benefici, quelli del sovrano bavarese voluti e mai dimostrati. Wagner diceva alle sue spalle che Ludwig non possedeva alcuna predisposizione musicale. Il sovrano bavarese ha tentato di fare della sua vita un’opera d’arte e Luchino Visconti nel suo film ne ha dato una lettura estetizzante, trascurando però il milieu storico in cui si è sviluppata la sua vicenda.
Ludwig muore, o viene assassinato, nel 1886 a soli quarant’anni. Tre anni dopo, a meno di 100 chilometri in linea d’aria, a est di Monaco nasce Adolf Hitler. C’è un libro, eccentrico anche questo, ma scritto da uno studioso serio e pacato come Giorgio Galli (Hitler e il nazismo magico, 1989) che a questo proposito varrebbe la pena di rileggere. La megalomania, il kitsch e il concetto di Volk del giovane re, quella di Wagner e quella molto più pericolosa del leader nazional-socialista sembrano legate da un filo per nulla sottile.
Aldo Premoli
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