
Spingere la pretenziosità fuori moda.
George Orwell, Politics and the English Language, 1945
Ultraviolence.
Lana del Rey, 2014

Fra l’incudine e il martello
Potremo mai invocare ancora i “talloni di Achille”, l’“incudine e il martello” o il “canto del cigno”? Proprio no, sibila l’autore di 1984. La riflessione linguistica si fa immediatamente civile. Dovrebbe essere chiaro a tutti, osserva, che “pensare con chiarezza è un primo passo necessario verso la rigenerazione politica. Ecco perché la battaglia contro la cattiva lingua non è frivola né riguarda solo gli scrittori”. Recuperiamo per un attimo l’immagine priva di vita del politico e del giornalista. Dobbiamo temere, dobbiamo avversare il loro uso del luogo comune. Il rifiuto di una lingua diretta e penetrante è parte di una più generale cospirazione per indurre apatia e reclutare consenso. Se una metafora ci colpisce e per di più ci sembra appropriata proviamo in noi quell’“euforia” che nelle parole di Duchamp accompagna i processi di scoperta. La “scarsa consapevolezza” alimenta invece passività e “quietismo”.
Michele Dantini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #31
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