La migrazione delle idee. Sislej Xhafa a Roma
Maxxi, Roma – fino al 2 ottobre 2016. I cruenti conflitti scatenatisi nella penisola balcanica negli ultimi trent’anni hanno costretto all’esodo migliaia di persone, compresi molti artisti. Dal Kosovo a Londra, in Italia e infine a New York, migrano idee simili a provocazioni. Sislej Xhafa, con pensieri altri, ha minato i racconti ufficializzati dalla storia.
BENVENUTO SISLEJ!
Perché un artista kosovaro entri a far parte dell’esclusivo sistema dell’arte contemporanea dovrà promuovere una globalizzazione che non sia solo di superficie e che non rispecchi solamente equilibri di tipo economico o geopolitico. Occorrerà, anche, che quell’artista, proveniente da un Paese parzialmente riconosciuto, attinga dalla specificità della ua propria storia e dai suoi distinti modelli culturali, senza sentirsi troppo estraneo al flusso degli artisti che vanno per la maggiore. Dovrà forse anche emigrare in una di quelle roccaforti dell’arte contemporanea per poter avere piena libertà di espressione e tentare di iniziare una carriera artistica.
Allora Sislej Xhafa (Peja, 1970) fa esattamente tutto questo. Kosovaro, residente a New York, accetta la sfida più grande: la possibilità di sperimentare una ricerca inedita.
IL RITORNO DEL RIMOSSO
Sislej Xhafa pone di fronte a episodi taciuti, dolori insondati, opinioni soffocate e aree depresse: storie che potrebbero rimanere segrete, nascoste e che invece l’artista fa riaffiorare con prepotenza. Prendere in considerazione questo tipo di alterità risulta oggi piuttosto urgente se non si vuole correre il rischio di cadere in una visione univoca, fonte di intolleranza e facili consensi. Ma non è affatto così scontato accettarla: riconoscere le ambigue relazioni che intercorrono tra il potere che gli avvocati rappresentano e lo stato di diritto che dovrebbero difendere, come sottintende Association in Yellow, plaudire Garibaldi come un qualsiasi Giuseppe intento alla ricerca del proprio cavallo o, ancora, ridurre un luogo ameno e incantevole come il Paradiso in un banale tavolo con ombrellone e sedie significa individuare una frattura all’interno dell’ordine stabilito, accoglierne la crisi, registrarne i fallimenti e acconsentirne la decadenza. Siamo pronti a tutto questo?
L’ARTE E LA PRATICA
Secondo Lacan l’“acting-out” è l’espressione dei propri vissuti emotivi conflittuali attraverso l’azione. Al di là dell’aspetto propriamente psicoanalitico dell’“acting-out”, la dinamica di questo processo ricalca esattamente la forza attraverso la quale Sislej Xhafa ricerca ed esplora le tracce della violenza politica e sociale, nel tentativo di restituire un sapere sommerso, informe e non ufficializzato. “L’arte è un’attività pratica”, sostiene l’artista, ed è proprio mediante l’azione – nel caso specifico non più istintiva ma ragionata – che Xhafa mette in discussione l’artificialità degli spazi simbolici precostituiti, le sottili forme di coercizione e l’inconsistenza dei principi di inclusione ed esclusione interculturale, economica, socio-politica e sessuale.
Francesca Mattozzi
Roma // fino al 2 ottobre 2016
Sislej Xhafa – Benvenuto!
a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli
MAXXI
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