La sfida di Yuri Ancarani. Viaggio in Qatar, tra falchi e Lamborghini

“The Challenge” è l’ultimo film di Yuri Ancarani. Una nuova, impegnativa produzione, che sta sulla soglia tra cinema e videoarte. Girato nel deserto del Qatar, in un contesto di opulenza e natura rude, mette al centro del racconto un’antica pratica venatoria, vecchia un millennio. Portando a casa un premio al Festival di Locarno.

YURI ANCARANI, L’ULTIMA FATICA
C’è oro dappertutto. L’oro del deserto, della sabbia sterminata che l’ombra non conosce e non sfiora. L’oro di motociclette cromate, decorate come trofei del kitsch. L’oro di abitazioni fastose, di sofà damascati, di antiche miniature, di mobili intarsiati e tappeti orientali; e ancora il giallo zafferanno di pietanze speziate, quello maculato di un ghepardo al guinzaglio, quello degli alti troni, in fila per lo show, e quello del sole basso, incandescente, appoggiato all’orizzonte.
The challenge, nuovo film di Yuri Ancarani (Ravenna, 1972), premiato nella sezione Cineasti del presente al 69esimo Festival di Locarno [sullo Speciale Ticino di Artribune Magazine #33 potete leggere una lunga intervista al suo presidente, Marco Solari, N.d.R.] , sfodera fin da subito un linguaggio cromatico deciso. Una tavolozza che ruota intorno a queste variazioni auree e che vi innesta, con straordinaria resa, fazzoletti d’azzurro e di blu: il cielo, presenza costante, le sontuose moquette, la sabbia stessa che si fa cerulea al tramonto. Lo sfarzo è quello della natura che domina, ma anche quello di un luogo – il Qatar – che grazie ai suoi immensi giacimenti di petrolio e di gas è oggi uno tra i Paesi più ricchi al mondo.

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

LA FALCONERIA: METAFORA E RACCONTO
È qui, in un piccolo Stato del Golfo Persico, che Ancarani ha ambientato il film. La sfida cui accenna il titolo si incarna innanzitutto nel rapporto tra abitanti e territorio. La vita nel deserto, i tempi dilatati e i percorsi dei beduini, la visione illimitata di uno spazio che è onnivoro, totalizzante, radicale. Il vuoto, l’arsura, l’infinito in forma di paesaggio. C’è qualcosa di feroce, di affettivo, di mitologico e spirituale nell’incastro tra l’essere umano e un simile scenario: azzerati i rifermenti, le coordinate, le ombre, gli arbusti, i corsi d’acqua, le cronologie.
Ma la sfida, che nella malia cinematografica diventa metafora universale, è anche competizione. The challenge ruota intorno alla pratica venatoria della falconeria, vecchia millenni. Diletto dell’aristocrazia medievale, amatissima da Federico II, questa competizione basata sull’abilità di falchi ammaestrati, lanciati contro le prede fra altezze celesti, in Occidente venne via via abbandonata. Mentre in Oriente, tutt’oggi, se ne coltiva la fascinazione.

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

Ancarani ha seguito in Qatar il viaggio di un giovane e ricco falconiere, diretto verso un angolo del deserto per un’importante competizione. Il cuore del film è allora nel legame intimo tra l’uomo e il falco, nella tensione della gara, nella forma di piccole comunità unite dal rito e dal gioco. E a celebrare questo cammino sono i silenzi lunghissimi e austeri, la cura dei dettagli barocchi o minuti, comunque seducenti, e quella potenza estetizzante che è cifra del lavoro di Ancarani: a metà tra densità pittorica e dilatazione visionaria, tra sostanza delle cose comuni e proiezione immateriale.

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

Yuri Ancarani, The Challenge, 2016

FRA TRADIZIONE E TECNOLOGIA. TUTTI I CONFLITTI DEL QATAR
La trama filmica si compone di scene rubate al contesto, un mondo fatto di conflitti, armonie, contaminazioni. Qui si mischiano austerità e sfarzo, tecnologia e religiosità, modernità e tradizione: dalle gare automobilistiche lungo piste di sabbia, ai centauri che pregano dinanzi al sole; dagli accampamenti deluxe, con tende che dischiudono playstation e monitor al plasma, alle gare dei falconieri tramandate per secoli e godute oggi fra poltrone regali, aerei privati, scintillanti Lamborghini, roboanti fuoristrada e iPhone nuovi di zecca. Cortocircuiti che l’occhio di Ancarani indaga lentamente, abilmente. Muovendosi tra il gusto per il particolare e la resa di atmosfere, temperature, geometrie invariabili dei luoghi. Il tempo immobile è scalfito così dalle incursioni di una contemporaneità squillante; e c’è come una sensualità di fondo, un’eleganza ancestrale a fare da legante: nel piacere della superficie e nella persistenza di un misticismo antico.

Tha Challenge, la locandina del film

Tha Challenge, la locandina del film

L’impressione di un estremo indugiare, di una dispersione che vada a discapito della trama – soprattutto nella prima parte – trova una sua ragion d’essere nella natura di questo non-racconto: se la vicenda della falconeria resta il centro film, in qualche modo ne è anche pretesto. L’occasione per compiere un viaggio senza bussola attraverso il segreto di luoghi, popoli, linguaggi.
Tutto torna, poi, nel suggello finale. Scena topica, dedicata alla corsa del falco incontro alla sua preda. Una micro telecamera montata sul rapace chiude la storia in soggettiva. Il volo, la meta, le fauci, il suolo, il pasto, la morte selvatica e la vittoria. Tra metafore di vita e di ferocia.

Helga Marsala

http://yuriancarani.com/
http://www.pardolive.ch/

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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