Morto Arrigo Lora Totino. Il ricordo di Renato Barilli
Il critico evoca l’artista scomparso il 15 settembre. Caposaldo della poesia sonora, Arrigo Lora Totino aveva saputo raccogliere la lezione futurista, coniugandola al futuro. Secondo una logica di apertura che percorre la pratica creativa del secondo Novecento.

UN MAESTRO DELLA POESIA SONORA
Purtroppo nei giorni scorsi è venuto a mancare Arrigo Lora Totino, a 86 anni di età, quando peraltro da tempo la moglie Lou e gli amici ben sapevano che la sua esistenza era ormai al limite. Io ho avuto la consolazione di avergli permesso di leggere al momento giusto la monografia che gli ho dedicato due anni fa, in collaborazione col collega Pasquale Fameli, pubblicata da Campanotto editore, e un anno prima lo avevo pure invitato nel quadro delle celebrazioni delle Settimane internazionali della performance. Arrigo era stato da me chiamato per ricordare l’edizione del ’78, dedicata alla poesia sonora, che lo aveva visto fondamentale protagonista.
Purtroppo le sue condizioni di salute erano già incerte, e dunque, al tavolo della commemorazione, non gli fu possibile ripetere le sue straordinarie performance. Era penoso vederlo recitarle col solo movimento labiale dentro di sé nel tentativo di accompagnare la manifestazione sonora consentita dalle registrazioni di allora. Qui, per ricordarlo, basterà che mi limiti a confermare almeno tre aspetti su cui ho concentrato la mia attenzione nel saggio appena menzionato.

Un’opera di Arrigo Lora Totino
GIOCO E LEGGEREZZA
Ma infine c’è pure una terza ragione dell’attualità e della grandezza di Arrigo. Molti dei suoi compagni di banco, magari solleciti come lui nel recuperare le tracce dei predecessori e nell’estenuarle, lo hanno fatto con uno spirito serioso, quasi da scienziati e tecnologici più che da artisti, invece in lui c’era sempre, dominante, un connotato di leggerezza, di agilità mentale e anche corporale, lo si dovrà ricordare racchiuso nella calzamaglia nera che fasciava e rendeva elastica la sua silhouette, permettendole di insinuarsi molle, sferzante nello spazio.
Dall’eredità del Futurismo una delle doti che ha saputo ricavare meglio sta nel “lasciatemi divertire” di Palazzeschi, ovvero in ogni sua impresa, atto, performance risuonava pur sempre una nota di gioco, di scacco matto a ogni rischio di austerità. Nell’arca di Noé su cui caricare tutti i contributi indimenticabili provenienti dal “secolo più lungo e più ricco” non si potrà trascurare di imbarcare anche i tuoi doni, Arrigo. Noi superstiti vigileremo perché tu sia sempre presente e influente.
Renato Barilli
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