È stato l’evento televisivo dell’anno negli Stati Uniti. In attesa, chiaramente, del prossimo round! Il primo faccia a faccia elettorale ufficiale, davanti alle telecamere, tra i concorrenti alla Casa Bianca Hillary Clinton e Donald Trump, lo scorso 26 settembre, è stato il confronto politico più visto di sempre dall’altra parte dell’Oceano, con 80,9 milioni di spettatori incollati allo schermo. Ben 300mila persone in più di quante, nel 1980, seguirono il faccia a faccia tra Ronald Reagan e Jimmy Carter, evento che deteneva il record ora conquistato dal discusso tycoon e dall’altrettanto discussa ex first lady.
Moltissimi hanno vissuto il momento in casa, almeno altrettanti nelle migliaia di bar e locali che all’ora fatidica hanno cambiato canale su uno dei quattro network nazionali (o della miriade di piccole emittenti locali) che hanno trasmesso in diretta l’evento. Qualcuno, fortunato, ha assistito al braccio di ferro negli spazi che Gavin Brown (gallerista presente anche a Roma) ha aperto solo un anno fa ad Harlem, incoraggiando il rilancio di un quartiere sempre più a misura d’artista (vivono e lavorano qui tra gli altri Ugo Rondinone e John Giorno; Elizabeth Dee ci ha appena trasferito da Manhattan la sua galleria, occupando gli oltre 3.500 metri quadri che furono dello Studio Museum).
DA GORE A OBAMA: UN ARTISTA DEM
Trattandosi dell’eclettico Brown, l’appuntamento non si è risolto nel semplice rito di un gruppo di amici stretti attorno al televisore. Ma si è trasformato in un vero e proprio evento nell’evento, organizzato con la complicità di Jonathan Horowitz (New York, 1966), artista di dichiarate simpatie democratiche. Nel 2000, per la sua personale alla Green Naftali Gallery, aveva realizzato un poster che invita va a votare per Al Gore; nel 2008 aveva ritratto tutti i presidenti e li aveva esposti sempre da Brown, come pezzo forte di una mostra fortemente politica che titolava programmaticamente Obama 08, prima di portare nel 2012 in sette diversi musei americani la sua Your Land / My Land: Election ’12, altro progetto espositivo dichiaratamente dem.
ANCHE LEONARDO DI CAPRIO?
Manifesti d’artista anti-Trump alle pareti, insieme A Man Was Lynched by Police Yesterday, bandiera nera che porta il drammatico messaggio disegnato dall’artista Dread Scott (così simile ai vessilli di Maurizio Cattelan per la sua Shit and Die durante Artissima 2014), figuranti mascherati da politici, lattine di birra Bud – vera icona americana – e hot-dog anche in versione veg: un party d’artista, insomma, durato prima, durante e soprattutto dopo i 90’ minuti del dibattito. E al quale hanno preso parte, stando ai rumors che arrivano dall’altra parte dell’Atlantico, anche ospiti davvero speciali: non confermata ufficialmente, ma data per certa, l’apparizione a fine serata di Leonardo Di Caprio.
Gavin Brown’s Enterprise
New York, 429 West 127th Street
www.gavinbrown.biz
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