La cultura a Verona e i meriti di Vittorio Sgarbi
Questo è il weekend di ArtVerona, quando tutte le energie dell’arte contemporanea si concentrano in città. Allora è questa anche l’occasione giusta per fare il punto sulla vocazione turistica e culturale del centro scaligero.
SGARBI A VERONA
Nel suo criticatissimo (a torto o a ragione non importa) Padiglione Italia, Vittorio Sgarbi è riuscito sicuramente a mettere in luce una serie di debolezze del nostro sistema culturale: la prima è che l’Italia produce troppa arte (e spesso male); la seconda è che si è del tutto persa la connessione tra le discipline artistiche, tipica delle epoche passate.
È allora interessante (anche se sarà più che altro una coincidenza) che sia stato lo stesso Sgarbi, negli scorsi mesi, a tagliare il primo nastro della Triennale d’Arte Contemporanea di Verona. Interessante perché questa città ha tutte le carte per poter avviare un percorso di congiunzione tra le differenti discipline: dalla letteratura di Romeo e Giulietta alla musica dell’Arena di Verona Opera Festival, dall’architettura e l’urbanistica che le sono valse l’iscrizione alla lista del Patrimonio Unesco.
STRATEGIE A MEDIO PERIODO
È da questo punto che la città di Verona dovrebbe avviare un percorso strategico di medio periodo legato alle dimensioni culturali della città. Le potenzialità espresse dal territorio veronese sono solo in parte riconosciute dal numero di arrivi alberghieri (9° provincia per gli anni 2009-2013) o degli esercizi complementari (2°), e soprattutto non sono assolutamente sovrapponibili al numero dei visitatori dei luoghi della cultura (77° circoscrizione provinciale).
A ben vedere, l’identità di Verona e del territorio che rappresenta conta, come del resto la maggior parte delle città italiane, sulla presenza di grandi asset culturali, sia materiali che immateriali, legati alla storia della città. La presenza di questi asset, tuttavia, può servire da punto di partenza per la costruzione di una definizione territoriale contemporanea. Perché questo avvenga, è necessario adottare una linea strategica che riesca a ridefinire la compresenza delle arti in chiave contemporanea.
Il rischio è che, senza alcun intervento, senza alcuna visione per la città, Verona rimanga sullo sfondo delle altre grandi città venete; ma, soprattutto, che la Verona di oggi rimanga sullo sfondo dei grandi fasti del suo passato.
Stefano Monti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #33
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