Nino Caruso, il maestro della ceramica. L’intervista
Nino Caruso, il grande maestro della scultura ceramica italiana, si racconta in “Una vita inaspettata”. Nato in Libia da genitori italiani, si trasferisce a Roma nel 1952, dove inizia la sua avventura nel mondo dell’arte. Vita artistica, personale e politica si intrecciano nel libro edito da Castelvecchi, con una prefazione di Valentino Parlato.
Una vita inaspettata è quella che Nino Caruso (Tripoli, 1928), scultore, ceramista e designer, racconta nel suo ultimo libro edito da Castelvecchi. Un’attività artistica ed espositiva che procede di pari passo con quella didattica ed editoriale: è l’autore dei più importanti manuali di ceramica e i suoi interventi sono disseminati tra la Galerie Les Champs di Parigi e la Chiesa Evangelica a Savona, il Giappone, presso l’Ospedale di Tokai e City Hall, e il Portogallo, presso La Rotunda, a Coimbra. Opere che portano la sua firma sono anche alla stazione ferroviaria di Gijon, in Spagna, come anche alla stazione della metropolitana di Marsiglia. Con numerosi riconoscimenti all’estero, è stato direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Perugia.
In questo libro Nino Caruso non è solo un artista che si racconta, ma è uno dei tanti giovani, come lo stesso Valentino Parlato che introduce il libro, nati in Libia tra gli Anni Venti e Trenta e che portano tatuati sulla pelle e nell’anima gli episodi storici destinati a segnare il loro percorso culturale.
UNA LUNGA STORIA
Valentino Parlato, nella prefazione, parte da lontano, dall’infanzia a Tripoli e invita a immergersi in qualcosa di grande, che entrerà a far parte della storia: “Era una comune straordinaria giovinezza. E poi la passione politica, per il comunismo, per la liberazione delle donne e degli uomini dalla schiavitù del lavoro dipendente […] Se questa passione per la politica e per il comunismo non si fosse impadronita di noi, Nino sarebbe rimasto un operaio della catena e io che studiavo legge sarei diventato poco più che un impiegato statale. È per quella forte passione politica e culturale che Nino oggi è un artista di fama internazionale. E io non avrei partecipato alla nascita de ‘il manifesto’ dopo una lunga militanza nel Pci”.
Erano nati a Tripoli. Poi in una notte del 1951 l’arresto. Furono caricati su una nave e rispediti in Italia. Qui inizia la “vita inaspettata”, l’avventura artistica di Nino Caruso che lo porta dalle officine della fabbrica dove lavorava come tornitore alla fabbrica dell’arte, alla vita da artista, al legame con la scultura ceramica.
In questo libro, Caruso, insieme agli straordinari ricordi d’infanzia, all’esperienza di operaio e all’impegno politico a Tripoli, racconta la scoperta del mestiere d’artista, la prima mostra, poi le altre, fino ai riconoscimenti che lo porteranno all’estero, agli incontri, ai viaggi e al valore della ceramica oggi.
Partiamo dal tuo arrivo a Roma, nel 1952.
Questo è il momento in cui entro in contatto con gli artisti che animano l’ambiente di Villa Massimo, di proprietà tedesca ma confiscata per essere destinata agli artisti. Era un luogo frequentato da Mazzacurati, Meli, Greco, oltre a Guttuso, Leoncino e altri. In quell’ambiente il valore del confronto e delle idee era molto alto e dall’incontro con Meli iniziai, lavorando per lui, a sviluppare il mio linguaggio artistico.
C’è un bellissimo capitolo dedicato a Villa Massimo, agli incontri al cinema Rialto o in piazza del Popolo e in via del Babuino. Ma oggi esistono ancora luoghi dove “costruire” le idee?
In effetti non mi vengono in mente luoghi oggi dove poter ricreare le condizioni di scambio di quei tempi. Però il libro vuole essere anche uno strumento propositivo per i giovani: ho scritto diversi manuali, rivolti a loro, sulle tecniche ceramiche e sui metodi, un modo per avviarli alla conoscenza della materia. Adesso voglio raccontare con quanti sacrifici e momenti drammatici ma formativi ho dovuto affrontare le difficoltà dei miei tempi. Io in quegli anni ero un giovane disoccupato espulso da Tripoli per attività comunista e non era facile integrarsi o trovare lavoro. Eppure eccomi qui.
Dal libro emerge che la tua crescita culturale e artistica si costruisce anche attraverso la consapevolezza politica. Certo, la tua storia parte da lontano, nasci nel 1928, e racconti di case operaie, di leggi razziali, di colonie, di guerra e di sbarchi, poi compaiono i sindacati, la questione della Libia e tanto altro. Dentro tutto questo si forma l’Artista. A mio avviso il tuo libro è paragonabile ai “romanzi di formazione”. Ma esiste ancora, nell’arte di oggi, un impegno politico che coincide con l’impegno artistico?
Io non credo sia una questione di temi coincidenti. Credo nel dovere di ognuno di partecipare alla vita politica e culturale del proprio Paese. E se è vero che l’arte è generata dall’esperienza personale dell’artista, allora nell’opera sono custodite anche le idee politiche. Ma bisogna fare attenzione affinché queste non prendano il sopravvento, altrimenti si entra in un ambito di arte di propaganda. Diversa è l’idea di portare l’arte a contatto con il pubblico e che suggerisce comunque un orientamento politico. Nel mio caso l’arte ceramica è entrata nell’architettura, nei luoghi pubblici, nelle piazze, esprimendo non solo quello che ritengo essere un mio impegno politico ma anche il mio impegno civile.
La ceramica ha un ruolo in tutto questo?
Certo. Nei miei sessant’anni di lavoro, posso confermare che la ceramica è un materiale pacifico, privilegiato, quotidiano e universale allo stesso tempo. Non è mai invecchiato e fa parte del nostro patrimonio umano.
Jasmine Pignatelli
Nino Caruso – Una vita inaspettata
Castelvecchi, Roma 2016
Pagg. 190, € 18,50
ISBN 9788869446153
www.castelvecchieditore.com
www.ninocaruso.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati